Mafia e appalti, l’ex procuratore Giuseppe Pignatone indagato a Caltanissetta per l’insabbiamento dell’inchiesta del ’92

Il magistrato ha raggiunto il palazzo di giustizia per l’interrogatorio. Tra gli indagati, anche l’ex sostituto procuratore Gioacchino Natoli

L’inchiesta della procura di Caltanissetta, che indaga sull’ipotesi di insabbiamento dell’indagine del 1992 su mafia e appalti (in particolare sui rapporti fra i mafiosi palermitani Antonino Buscemi, Francesco Bonura e il gruppo guidato da Raul Gardini), colpisce un altro nome noto: quello di Giuseppe Pignatone, presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, già procuratore capo a Roma ed ex aggiunto di Palermo. Repubblica scrive che il magistrato ha ricevuto un avviso a presentarsi come persona indagata del reato di favoreggiamento alla mafia. Pignatone è arrivato al palazzo di giustizia di Caltanissetta nella mattina di oggi, 31 luglio, per essere interrogato.


Le accuse

Il pool coordinato dal procuratore di Caltanissetta, Salvatore De Luca, chiama in causa Pignatone per verificare se all’epoca, quando rivestiva il ruolo di sostituto procuratore nel capoluogo siciliano, possa aver contribuito a insabbiare l’inchiesta, “in concorso” con il procuratore Pietro Giammanco (morto nel 2018), con l’allora collega Gioacchino Natoli e il capitano (oggi generale) Stefano Screpanti. L’alto ufficiale delle Fiamme Gialle ha respinto le accuse. Natoli, ex pubblico ministero del pool Antimafia, è stato invece convocato in Procura lo scorso 5 luglio, ma – ricostruisce ancora Repubblica – ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. Lo scorso gennaio aveva chiesto di essere sentito dalla commissione parlamentare antimafia.


Le bobine

Fabio Trizzino, l’avvocato della famiglia di Paolo Borsellino (che, dopo la morte di Giovanni Falcone, aveva molto a cuore l’inchiesta), aveva denunciato delle anomalie nell’inchiesta della procura di Palermo (coordinata da Natoli) sui mafiosi Buscemi e Bonura. Entrambi erano stati segnalati dalla procura di Massa Carrara per i presunti rapporti intessuti con il vertice del gruppo imprenditoriale Ferruzzi. Natoli entra in gioco per alcune bobine delle intercettazioni, di cui avrebbe – secondo l’accusa – ordinato la smagnetizzazione.

La difesa

A gennaio, tuttavia, Natoli negò fermamente questa circostanza: «Nessuno ha mai distrutto le bobine di quelle intercettazioni fatte a Palermo, e tutte le 29 trascrizioni sono sempre rimaste
allegate al fascicolo», ha dichiarato. Repubblica scrive però che proprio riascoltando quelle bobine, recuperate dall’archivio della procura di Palermo, sono a distanza di 30 anni spuntate molte conversazioni mai trascritte, contenenti concreti spunti di indagine.

Leggi anche: