La storia di Piero Fassino e del profumo rubato al duty free di Fiumicino può chiudersi oggi con una multa di 500 euro

Il gip deciderà se accettare la proposta dell’avvocato del deputato. Che non vuole «affrontare un processo e la sua portata mediatica»

La strana storia di Piero Fassino denunciato per un furto al duty-free dell’aeroporto di Fiumicino potrebbe chiudersi oggi. Con 500 euro di multa. Il giudice delle indagini preliminari deciderà se accettare o meno la proposta di Fulvio Gianaria, avvocato del deputato del Partito Democratico. Che ha proposto la riparazione pecuniaria in base all’articolo 162 ter del Codice Penale. Che dice che il giudice può dichiarare estinto il reato quando il contravventore paghi una somma corrispondente alla metà della pena pecuniaria massima stabilita. «Abbiamo deciso così per non affrontare un processo e la sua portata mediatica», dice il legale oggi a Repubblica. Anche se il video che accusa Fassino sul profumo Chanel, secondo Gianaria, «è molto equivoco, sembra che siamo davanti a una dimenticanza».


Il video

Il filmato, in realtà, sembra piuttosto smentire la versione di Fassino. Anche se il suo legale aveva parlato pure all’epoca di aggressione mediatica. E soprattutto, secondo le testimonianze dei lavoratori del duty free 25 del Terminal 1 la mattina del 15 aprile alle 10,30 non è stata l’unica. In ogni caso non arriverà l’archiviazione per tenuità del fatto. E per adesso non si parla di risarcimenti all’azienda. Aelia Lagardere ha negato del resto ogni trattativa. Il sostituto procuratore Alessandro Gentile ha dato parere favorevole. Poi ha trasmesso il fascicolo al Gip. Che deve decidere senza fissazione di udienza. La vicenda era cominciata il 15 aprile scorso. Fassino era a Fiumicino in attesa del suo volo per Strasburgo. È a capo del comitato Medio Oriente e proprio quel giorno doveva presiedere i lavori dell’Assemblea del Consiglio d’Europa. Ha preso il profumo Chance di Chanel (100 euro).


La storia di Fassino e del duty free di Fiumicino

Secondo lui, mentre stava per andare a pagare ha ricevuto una telefonata. Questo lo ha distratto: l’onorevole è uscito dal negozio ed è stato bloccato dai vigilantes. A quel punto lui si è offerto di pagare. Ma visto che non era la prima volta che veniva sospettato di furto, la proprietà ha deciso invece di denunciarlo. Il filmato lo riprende mentre fa scivolare la boccetta in tasca. Le mani non sembrano impegnate, nemmeno a tenere in mano un cellulare come da versione dell’ex sindaco di Torino. Quando i vigilantes intervengono, scrive all’epoca il Corriere della Sera, Fassino dice: «Lei non sa chi sono». La denuncia è stata fatta per tentato furto e non per furto perché c’è una sentenza della Cassazione che specifica che il delitto non può dirsi consumato se si è ancora sotto la sorveglianza degli addetti. 

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