Morte di Alex Marangon, test tossicologico a tutti i presenti al rito sciamanico: resta il sospetto dell’infuso di ayahuasca
Nel misterioso caso di Alex Marangon, il 26enne di Marcon morto durante un rito sciamanico all’abbazia di Santa Bona a Vidor la notte tra il 29 e il 30 giugno, la scienza ha ora un ruolo cruciale. La Procura di Treviso ha deciso di effettuare gli esami tossicologici su tutti coloro che erano presenti all’incontro, cominciando con quelli su Alex in un laboratorio di Trieste. Gli investigatori cercano di identificare le sostanze che sarebbero state assunte durante la “Festa del Sol de Putamayo”, organizzata da Andrea Zuin e Tatiana Marchetto, che coinvolse anche due “curanderi” colombiani. Si sospetta, infatti, che tutti abbiano bevuto un infuso di ayahuasca, una sostanza allucinogena vietata in Italia, ma utilizzata dagli sciamani amazzonici per entrare in contatto con il mondo degli spiriti.
Gli esami sui capelli, ma i curanderi sono all’estero
Il Procuratore della Repubblica di Treviso, Marco Martani, ha annunciato un accertamento medico irripetibile sui capelli dei presenti, accogliendo la richiesta della difesa della famiglia Marangon, gli avvocati Nicodemo Gentile e Stefano Tigani. Tuttavia, i due curanderi non saranno sottoposti all’esame poiché hanno lasciato Vidor il giorno dopo la morte di Alex e non sono in Italia.
La notte della scomparsa
La notte della sua morte, Alex Marangon sembrava agitato durante il rito, e dopo essere uscito nel giardino dell’abbazia, si è diretto improvvisamente verso il Piave, dove sarebbe poi scomparso. Il suo corpo è stato ritrovato senza vita due giorni dopo, incagliato su un isolotto del Piave, a otto chilometri di distanza. L’autopsia ha rilevato lesioni compatibili con un pestaggio o una caduta dall’alto, ipotizzando che Alex possa aver consumato ayahuasca o altre sostanze psicotrope che avrebbero influenzato il suo comportamento. Nei giorni scorsi, la madre di Marangon, Sabrina Bosser, aveva dichiarato: «Siamo demoralizzati, arrabbiati, perché vediamo che è tutto fermo». Ora un passo avanti della Procura.
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