L’Iran verso l’attacco a Israele: «Sarà una guerra di attrito». Chiuso lo spazio aereo

L’ordine di Alì Khamenei per lavare l’onta dell’uccisione di Haniyeh. Tra gli obiettivi Haifa e Tel Aviv. L’esperto: no a un conflitto aperto

L’Iran ha annunciato di aver chiuso il proprio spazio aereo fino alle 5 ora italiana, secondo fonti citate da media israeliani. Secondo gli analisti militari Teheran avrebbe anche informato Qatar e Arabia Saudita della sua intenzione di effettuare un attacco contro Israele. E ha chiesto a Doha e Riad di non consentire l’utilizzo del loro spazio aereo allo Stato ebraico o agli Stati Uniti. L’ordine di colpire Israele è arrivato direttamente da Alì Khamenei, per lavare l’onta dell’uccisione di Haniyeh. Gli obiettivi, scrive il New York Yimes, sarebbero Haifa e Tel Aviv. Intanto Aaron David Miller, già negoziatore per il Medio Oriente in diverse amministrazioni Usa e senior fellow al Carnegie Endowment for International Peace, dice che più che un conflitto aperto questa sarà «una prolungata guerra di attrito»


L’attacco

Ieri la bandiera rossa che invoca vendetta è stata issata sulla cupola della moschea di Jamkaran a Qom. Era stata issata anche dopo l’assassino di Soleimani. Ad aprile Teheran aveva risposto al raid di Israele nel suo consolato in Siria attaccando per la prima volta con missili e razzi. Israele ha continuato la sua politica di uccisioni con Fuad Shukr, numero tre di Hezbollah. L’omicidio di Haniyeh «è un attacco contro la proiezione di potenza regionale dell’Iran, un colpo alla sua credibilità agli occhi dei partner», dice a Repubblica Ali Vaez, analista del Crisis Group. «Se non risponde in modo da ripristinare la deterrenza la sua credibilità e il suo stesso senso di sicurezza subiranno danni enormi». La risposta è stata studiata in una riunione d’emergenza convocata nel pomeriggio di ieri nella residenza di Khamenei. I vertici militari hanno studiato le opzioni di risposta.


Le opzioni di risposta

La risposta sarà coordinata con gli altri alleati. Si parla di un attacco simultaneo da Libano, Yemen, Iraq e Iran. E sarà più dura di quella di aprile perché «infliggerà danni veri a Israele», dice Abdorassol Disvallar, analista del Mei. «Non saranno colpite infrastrutture civili» e ci sarà un passaggio di informazioni con gli americani, proprio come accadde ad aprile. «Bagheri -Kani, il ministro degli Esteri uscente, sta facendo da corriere, trasferendo messaggi dall’Iran agli Stati Uniti via Oman e Qatar». L’Iran deve salvare la faccia senza rimetterci la pelle. Cercando di non scatenare quel conflitto aperto che ha evitato dal 7 ottobre perché non considera suo interesse strategico entrare in guerra per Hamas. Oggi ci sarà anche il funerale di Haniyeh. Khamenei guiderà le preghiere.

La guerra di attrito

Aaron David Miller spiega oggi in un’intervista a La Stampa: «Più che un conflitto aperto mi aspetto una prolungata guerra di attrito». Perché «il governo di Netanyahu andrà avanti con questo approccio. Non importa quanto tempo richiederà l’eliminazione dei responsabili degli attacchi terroristici contro Israele». Il precedente, spiega Miller, «è il lancio di oltre 300 missili sullo Stato ebraico in risposta all’azione israeliana in Siria in cui il primo aprile venne ucciso un leader dei Pasdaran, Mohammed Reza Zahedi. Tuttavia, gli iraniani sono abbastanza scaltri da sapere di non potersi permettere una escalation su vasta scala poiché proprio i raid di aprile hanno dimostrato la capacità di Israele nel difendersi».

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