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Meloni dopo il ritiro di Carini: «Non era gara alla pari, non si doveva fare: certe tesi estreme contro i diritti delle donne» – Il video

La premier da Casa Italia a Parigi protesta per la decisione del Cio, che aveva dato il via libera all'atleta algerina iper-androgina. E insiste: «Nessuna discriminazione: ma tutela del diritto delle atlete di competere ad armi pari»

«Io penso che atleti che hanno caratteristiche genetiche maschili non debbano essere ammessi alle gare femminili», dice Giorgia Meloni dopo il ritiro di Angela Carini contro l’algerina Imane Khelif. Il match tra l’azzurra e l’atleta contestata per gli alti valori di testosterone è finito dopo appena 46 secondi. Carini ha deciso di abbandonare, dopo aver subito un violento destro dall’algerina.

Le tesi estreme contro i diritti delle donne

Un caso che riaccende la polemica politica, con la premier che contesta la decisione del Cio di permettere all’algerina di combattere: «Sono anni che cerco di spiegare che alcune tesi portate all’estremo rischiano di impattare soprattutto sui diritti delle donne». Meloni ribadisce che gli atleti con caratteristiche genetiche maschili non dovrebbero gareggiare nelle gare femminili: «E non perché si voglia discriminare qualcuno, ma per tutelare il diritto delle atlete a poter competere ad armi pari».

«Noi contro le nuove regole del Cio dal 2021»

Meloni ricorda di aver contestato la decisione del Comitato olimpico internazionale già nel 2021, quando «cambiò il regolamento su questa materia, noi presentammo una mozione per segnalare le conseguenze che questo poteva avere. È un fatto che con i livelli di testosterone presenti nel sangue dell’atleta algerina, la gara non sembra equa in partenza». Meloni dice poi che quel match non doveva svolgersi, perché «c’erano anche motivi legati alla sicurezza. Penso si debba fare attenzione a discriminare, nel tentativo di non discriminare. Quindi, non ero d’accordo con la scelta del 2021, non sono d’accordo con la scelta di oggi».

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