Pamela Villoresi: «Io, molestata, ho sempre respinto le avances. Ma mi sono vista passare davanti certe donne…»

L’attrice racconta la sua carriera: sono allergica alle ingiustizie

Pamela Villoresi, attrice, parla oggi della sua carriera e del suo mestiere in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera. «Noi attori, per il nostro mestiere, dipendiamo dall’approvazione degli altri. Abbiamo l’ansia di piacere al prossimo, di sedurlo e questa è ovviamente una forma di insicurezza che nasconde la nostra fragilità. Ma io sono la tutrice di me stessa e, quando sono assalita dalle mie ansie, in certi casi da vere e proprie crisi di panico, la mia tutrice mi incita ad andare avanti. Unico problemino è che sono allergica alle ingiustizie e a volte, per non sollevare dei vespai, ho dovuto imparare a non reagire per non passare dalla parte del torto», dice.


Le molestie

Secondo l’attrice «le ingiustizie hanno un comune denominatore. Il fatto che sono una donna e mi hanno rotto le scatole con delle molestie più o meno velate. Ovviamente, ho saputo rispondere con determinazione ma, talvolta, ho perso delle opportunità: mi sono vista passare davanti certe donne “favorite di…”, che non sempre si sono dimostrate all’altezza dei ruoli che erano stati assegnati loro. Certi registi si giustificavano dicendomi: ci devo mettere per forza quella nel ruolo, sennò il produttore non mi dà i soldi per il progetto». Dice che con lei non ha funzionato: «Non sono scaltra e non ho bisogno di certi favori. La mia tutrice è rigorosa: non posso somigliare a quella roba là e comunque non sono vendicativa e non faccio scorrettezze ai colleghi. Voglio morire con la mia anima viva».


Lo Stretto di Messina

Dice che nel frattempo ha piantato radici in Sicilia «anche se non è stato facile. Ho subito guerre, schermaglie, calunnie, scavalcamenti: molti si sono permessi soprusi e prepotenze che non si sarebbero mai permessi con i miei colleghi maschi. Ho spesso perso il sonno, ma non mi sono mai arresa. Palermo comunque è una città araba, è aperta, non a caso il suo nome significa “porto aperto”, quindi la bellezza del mare, l’affetto degli amici e soprattutto lo sport del canottaggio mi ha aiutato ad affrontare i problemi». E ricorda di aver attraversato a nuoto lo Stretto di Messina: «Un sogno che coltivavo da tempo ed è stato un amico nuotatore a propormelo nel 2018. Ovviamente ero già molto allenata: ore di nuoto da sola, con una piccola canoa legata alla cintola del costume per essere vista dalle altre imbarcazioni. Fare la traversata non è tanto difficile: da Capo Peloro fino alla Calabria le correnti sono a favore, inoltre si è accompagnati da barche di supporto».

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