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Il ministro Piantedosi: «L’antifascismo è un valore condiviso»

02 Agosto 2024 - 07:39 Redazione
Il responsabile degli Interni: i gruppi che inneggiano al fascismo vanno condannati

«Il rischio di un ritorno in Italia di un regime di stampo fascista è pari a zero. Nessun partito politico in Parlamento è nemmeno lontanamente assimilabile al fascismo. L’antifascismo è e deve rimanere un valore condiviso». Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi parla oggi in un’intervista al Corriere della Sera. Nella quale aggiunge che l’argomento «non può trasformarsi in uno strumento ideologico per attaccare politicamente e delegittimare l’avversario». Piantedosi, sarà a Bologna a rappresentare il governo nell’anniversario della strage fascista. E sulla bomba del 2 agosto del 1980, dice chiaramente che «la matrice è neofascista: è accertata da sentenze definitive e nessuno le può mettere in discussione».

I saluti romani

Secondo il ministro «se ci sono gruppi che inneggiano al fascismo, vanno condannati da tutti con fermezza. Ma dobbiamo essere consapevoli che non sono in grado in alcun modo di incidere sulla vita democratica del Paese. Ove una formazione provasse a organizzarsi come un partito di ispirazione fascista, esso sarebbe contrastato e sciolto, non appena si concretizzassero gli elementi previsti dalla legge». Piantedosi garantisce poi che «il governo non dà e non darà mai copertura o legittimazione a frange estremiste».

Casapound

Anche se sullo scioglimento di CasaPound è ancora tutto fermo. «È stato più volte chiarito che, per poter procedere allo scioglimento, è necessaria una pronuncia della magistratura. Questo è confermato dal fatto che anche altri precedenti governi guidati dalla sinistra non hanno inteso procedere allo scioglimento». Infine, sulle manifestazioni antisemite che stanno aumentando in Italia: «Abbiamo dovuto innalzare la vigilanza su centinaia di obiettivi sensibili riferibili a Israele o alle comunità ebraiche. Siamo in una situazione di costante allerta, senza per questo che ci debba essere allarmismo», conclude.

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