Crisi in Medio Oriente, Usa e Regno Uniti ai propri cittadini: «Lasciate ora il Libano, in qualsiasi modo possibile»

Si allunga la lista di Paesi che invitano ad allontanarsi dal Paese, all’aggravarsi delle tensioni tra Israele e Iran

Mentre sale la tensione in Medio Oriente dopo l’uccisione a Teheran di Ismail Haniyeh, il capo politico di Hamas, da parte di Israele – anche se non ufficialmente – che rischia di aprire un nuovo fronte con l’Iran, le ambasciate occidentali continuano a invitare gli attori regionali a trovare una soluzione diplomatica. Ma nel frattempo, di fronte alle minacce reciproche, e al conflitto già caldo sulla Striscia di Gaza e in Libano, le cancellerie invitano i propri cittadini a lasciare il paese dei cedri. O meglio, dopo gli inviti degli scorsi giorni, le ambasciate di Stati Uniti e Regno Unito sono passate agli appelli diretti: Lasciate il Libano in ogni modo possibile. Segno che la situazione sta precipitando, soprattutto dopo l’attacco alla cittadina druso-israeliana di Majdal Shams che ha provocato la morte di 12 minori e la reazione israeliana dei giorni seguenti. «Lasciate il Paese ora», fa sapere la sede diplomatica britannica a Beirut. «Le tensioni sono alte e la situazione potrebbe deteriorarsi rapidamente», ha affermato il ministro degli Esteri David Lammy, «mentre lavoriamo 24 ore su 24 per rafforzare la nostra presenza consolare in Libano, il mio messaggio ai cittadini britannici è chiaro: andatevene ora». La scorsa settimana, Washington e Londra avevano sconsigliato i viaggi nel Paese, e nel frattempo molte compagnie aeree hanno sospeso i voli da e per Israele. In mattinata la Svezia aveva annunciato la chiusura della propria ambasciata a Beirut per tutto agosto, sulla sia dei timori per una escalation del conflitto in Medio Oriente, invitando i suoi cittadini ad andarsene. Il ministero degli Esteri ha dato istruzione al suo personale di lasciare Beirut e di recarsi momentaneamente a Cipro, e chiesto ai 10mila svedesi in Libano ad andarsene «con qualsiasi mezzo, finché possono», le parole usate dal ministro degli Esteri Tobias Billstrom. La lista si allunga: appena tre giorni fa Svizzera e Germania avevano lanciato lo stesso appello, così come l’Australia. C’è il rischio che l’aeroporto di Beirut non sia aperto ai voli commerciali e, dato il numero di persone che sono lì, non c’è alcuna garanzia che possiamo garantire che tutti possano tornare a casa con altri mezzi se l’aeroporto è chiuso, aveva detto il primo ministro australiano Anthony Albanese, dopo le parole della ministra degli Esteri Penny Wong: «Esiste il rischio reale che il conflitto nella regione si intensifichi seriamente».


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