Il business delle patenti: le truffe per far passare gli esami al costo di 4mila euro

Sistemi collaudati gestiti dalla camorra in almeno sette province (ovvero Roma, Latina, Padova, Bologna, Frosinone, Pescara e Brescia)

L’ottenimento della patente richiede, prima ancora che competenze pratiche, l’acquisizione di una serie di nozioni e competenze teoriche, necessarie per pilotare il volante con consapevolezza e nel rispetto delle regole della strada. Ma chi è disposto a spendere qualche centinaio di euro in più, e conosce i giri giusti, può superare l’esame senza toccare libro. Esisterebbero infatti collaudati sistemi per aggirare i controlli, gestiti dalla camorra e operativi in almeno sette province (ovvero Roma, Latina, Padova, Bologna, Frosinone, Pescara e Brescia). Il meccanismo funziona così: il richiedente, dopo il pagamento, viene dotato di una microtelecamera per inquadrare le domande, e un auricolare per ricevere le risposte.


I costi

I candidati così vestiti accedono all’aula indisturbati, dal momento che i complici – scrive Repubblica – si annidano anche tra gli esaminatori della Motorizzazione e i vigilanti, pronti a spegnere il body scanner al momento opportuno. Il business è rodato e lucrativo: ogni pratica costa tra i 3mila e i 4mila euro, e ogni titolare di autoscuole (come constatato da Repubblica) ha una decina di clienti al giorno. Questo porta ad entrate quotidiane di circa 40mila euro, per una singola autoscuola. Viene citato il caso della Motorizzazione civile di via del Fosso di Acqua Acetosa, al Laurentino (Roma), ma solo nella Capitale i punti a cui rivolgersi ce ne sarebbero almeno 5. I centri che offrono servizi di questo tipo sarebbero tanti, e collegati.


La camorra

Secondo la Direzione investigativa antimafia, infatti, a muovere i fili del meccanismo ci sarebbe infatti la criminalità organizzata campana. «La camorra si è infilata da qualche anno in questo business — ha spiegato una fonte qualificata —, con guadagni da capogiro e zero rischi, in quanto in prima linea ci sono autoscuole e pubblici funzionari (gli esaminatori, ndr) che ovviamente prendono la loro parte di soldi prestandosi all’affare. Diciamo che il ruolo della cosca è quello di intimidire chi non si piega alle regole».

I clienti

Seppur non manchino gli italiani, a richiedere questo tipo di “servizio” sono spesso clienti stranieri: provengono dal Bangladesh, dalla Cina, dal Nord Africa, dalla Romania. Rischiano tanto, così come gli altri soggetti coinvolti: «A mia memoria ci sono state contestazioni per questo tipo di business per associazione a delinquere — ha spiegato a Repubblica il procuratore aggiunto di Firenze Luca Tescaroli, esperto sia in reati amministrativi che di antimafia — finalizzato al reato di corruzione per l’amministrativo che finge di non accorgersi dei candidati che sostengono l’esame teleguidati, di falso e truffa per i titolari delle autoscuole, oltre al concorso in corruzione e all’uso di atto falso per i candidati.

Il reato

«Se però – ha aggiunto Tescaroli – si certificasse che dietro a tutto c’è un’organizzazione come la camorra si genererebbe un quid pluris che da associazione a delinquere semplice diventerebbe di stampo mafioso». E quindi il quadro ne risulterebbe gravemente aggravato. Ma arginare il fenomeno è più difficile del previsto: «Purtroppo l’acquisto delle patenti è una piaga che si trascina da anni — hanno spiegato fonti del Ministero dei Trasporti —. E la cosa incredibile è che come amministrazione abbiamo le mani legate. Non possiamo perquisire i soggetti sospetti che vengono a fare gli esami, non siamo forze di polizia. Possiamo solo allontanare dall’aula coloro che vediamo con atteggiamenti sospetti e confidare nel lavoro delle forze dell’ordine».

Gli onesti

Nonostante dall’inizio dell’anno si siano verificati una decina di arresti, e circa una ventina di denunce, nell’ambiente sembra a dir poco arduo rimanere immuni al dilagare della disonestà. «Ormai sono rimasto uno dei pochi — ha spiegato Stefano Greco, titolare di una autoscuola a Latina ormai prossimo alla pensione — a non cedere al meccanismo della compravendita e avendo questa nomea sono in pochi a scegliere di venire nella mia scuola. Ma preferisco restare fedele ai miei principi: la patente la do a chi studia, non a chi può trasformarsi in un assassino al volante perché non conosce i segnali».

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