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Il primario che ha curato Fedez dopo il malore in aereo: «Potevamo fare una Tac, meglio se evita altro stress»

Fedez
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Il dottor Nicola Carlucci dice di aver apprrezzato la «gentilezza e cortesia» del rapper, ricoverato al Perrino di Brindisi. Dopo i primi esami e cinque ore in ospedale, Fedez si è dimesso volontariamente

È stato Fedez a voler lasciare l’ospedale Perrino di Brindisi, dove era stato ricoverato dopo un malore mentre si trovava a bordo del suo aereo privato diretto a Gallipoli per un dj set. I medici avrebbero voluto trattenerlo per ulteriori accertamenti, ma lui ha deciso di non restare. Il rapper si era sentito male nella notte tra venerdì 2 e sabato 3 agosto. Subito dopo l’atterraggio, è stato caricato in ambulanza e portato in ospedale. Il ricovero è durato cinque ore, quando Fedez ha deciso di andare via.

«Consapevole delle sue condizioni di salute»

Il primario del Pronto soccorso, Nicola Carlucci, avrebbe voluto fare qualche esame in più: «Se Fedez fosse rimasto un po’ di più in ospedale – ha spiegato al Corriere del Mezzogiorno – avremmo certamente approfondito con una consulenza chirurgica o un’indagine di tipo radiologico, quale la Tac all’addome. Ma il paziente è perfettamente consapevole delle proprie condizioni di salute e, una volta in possesso dei risultati ematochimici, ha preferito dimettersi volontariamente».

«Non è stato un evento grave»

Fedez avrebbe lamentato vomito e dolori addominali quando è arrivato in tarda serata al pronto soccorso brindisino, da cui è uscito poco prima delle 4 del mattino. Cinque ore in ospedale, durante le quali «il personale lo ha apprezzato per la gentilezza e cortesia», ha aggiunto Carlucci che rassicura i fan del rapper perché quel che è successo quella notte non sarebbe stato un «evento grave». Secondo il medico: «La sintomatologia che ha accusato potrebbe anche ripresentarsi senza che ciò comporti allarmismi. Avremmo certamente potuto consigliargli di stare a riposo e di tenersi al riparo da eccessive fonti di stress, anche in considerazione del suo pregresso, ma non lo abbiamo fatto».

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