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Alle Olimpiadi con un tumore, Moellhausen ad Angela Carini: «Sei un atleta, combatti e dai la mano. Mi sarei fatta prendere a pugni fino alla fine»

Moellhausen malore alle Olimpiadi
Moellhausen malore alle Olimpiadi
Operata per un tumore all'osso sacro, la 38enne italo-brasiliana ha sfidato la più giovane del torneo di Spada. Il malore in gara, poi la sconfitta di cui non si è mai pentita

A fermare in pedana la schermitrice Nathalie Moellhausen alle Olimpiadi di Parigi è stata solo la sconfitta contro Ruien Xiao. L’italo-brasiliana quel giorno è svenuta per un malore legato al tumore, che l’ha portata poi a operarsi poco dopo. Davanti alla scena di Angela Carini e l’abbandono contro Imane Khelif, la 38enne è sicura che almeno lei si sarebbe comportata diversamente, come spiega a La Repubblica. Di certo, non sarebbe scappata.

L’abbandono di Angela Carini

Mentre la pugile azzurra si ritirava dall’incontro dopo appena un pugno subito dall’avversaria algerina, Moellhausen era in convalescenza in ospedale, dopo l’operazione per un tumore fibroso solitario all’osso sacro: «Rarissimo, dice casi nel mondo, solo due operati. Io sono la seconda». La scena di Carini l’ha comunque vista in tv: «Quello che so è che io mi sarei fatta prendere a pugni fino alla fine».

«Io sono stata lì a farmi umiliare»

Moellhausen, 38 anni, quattro Olimpiadi alle spalle, si rivolge alla pugile 25enne napoletana che dopo il ritiro non aveva neanche salutato l’avversaria: «Sei un atleta, combatti, dai la mano. Io in gara ero la più vecchia di tutte e sono scesa in pedana al primo turno contro la più giovane, la canadese Ruien Xiao, 16 anni, ho perso 15-11, ma sono stata lì a farmi umiliare».

«Ci ho creduto prima di crollare»

La schermitrice spiega la sua provocazione, quando parla di umiliazione: «Perché io la maschera l’avevo non solo sul viso, ma anche sul mio male. Nessuno sapeva e quindi vista dall’esterno sono stata battuta, presa a schiaffi, altro che regina di Spade, da una ragazzina. Avevo la pressione bassissima, ma ho corso il rischio. Lo sport è questo, non garanzia di successo scontato altrimenti l’Italia della scherma avrebbe vinto tutto». Nessun pentimento per Moellhausen, che rifarebbe tutto: «Perché ci ho creduto dal primo all’ultima assalto. Prima di crollare».

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