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Bangladesh, la vittoria delle piazze dopo mesi di proteste: la premier si dimette e fugge in India. Almeno 300 morti negli scontri – I video

05 Agosto 2024 - 15:40 Diego Messini
Sheik Hasina, 76 anni, guidava il Paese dal 2009. Il capo dell'esercito pronto a formare un governo ad interim

Dopo mesi di proteste e violenze crescenti è giunta a un punto di svolta la crisi politica in Bangladesh, Stato dell’Asia sudorientale stretto tra l’India e Myanmar. La prima ministra Sheik Hasina ha infatti ceduto alle pressioni delle piazze, è fuggita dal palazzo del governo, ha rassegnato le dimissioni e lasciato il Paese. Hasina, 76 anni, era alla guida del Bangladesh dal 2009. La sua leadership è terminata in modo rocambolesco, dopo settimane di strenua resistenza: la donna ha lasciato il palazzo del governo di Dhaka in elicottero poco dopo che l’avanguardia della manifestazione di protesta – sfidando il coprifuoco e il dispositivo di sicurezza – era riuscita a farvi irruzione. Secondo rapporti dei media locali, Hasina sarebbe atterrata in India, dove il governo si è detto pronto a offrirle riparo. A prendere il potere ora dovrebbe essere il capo dell’esercito, per lo meno in via temporanea. Nonappena diffusasi la notizia della fuga e dimissioni della premier, il capo delle forze armate Waker Uz-Zaman ha infatti convocato i giornalisti per far sapere di assumere il controllo del potere nel delicatissimo passaggio. «Mi assumo la responsabilità ora e andremo dal presidente a chiedere di formare un governo ad interim per guidare il Paese in via transitoria».

Le ragioni della piazza e gli scontri

I cittadini che si erano raccolti in piazza a migliaia anche oggi a Dhaka hanno accolto la notizia della fuga e delle dimissioni della premier esultando. Hasina e il suo governo erano accusati soprattutto di aver abusato delle istituzioni per restare al potere e reprimere il dissenso, anche uccidendo attivisti dell’opposizione. La goccia che ha fatto traboccare il vaso nelle ultime settimane è stata una legge che istituiva un sistema di quote per l’accesso agli impieghi pubblici che secondo gli oppositori – in prima fila gli studenti – dava un vantaggio sproporzionato ai discendenti di chi combatté nella guerra d’indipendenza (dall’India del 1971). Le proteste e la dura repressione da parte delle forze di polizia è proseguita anche dopo che che la corte suprema ha cancellato la legge. Secondo l’Afp, è di almeno 300 vittime il bilancio complessivo delle proteste delle scorse settimane: 94 i morti soltanto nella giornata di domenica, la più letale. I manifestanti anti-governativi e i sostenitori della premier si sono scontrati usando bastoni e coltelli, mentre la polizia ha sparato con proiettili veri. Secondo le forze dell’ordine,
una stazione di polizia a Enayetpour (nel nord-est) è stata presa d’assalto e 11 agenti sono stati uccisi. E ancora la scorsa notte si sono uditi spari e visti raid di polizia, hanno detto testimoni al Guardian, alla viglia della protesta di massa che era convocata per oggi. Che ha portato però alla vittoria del fronte della protesta. Ora si apre una nuova fase per il Bangladesh, densa di incognite.

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