Scuola, +72% di supplenti in sette anni. A settembre atteso nuovo record di 250mila precari

Dal drastico calo di studenti alle politiche di assunzione, le ragioni di un problema destinato ad aggravarsi con il ritorno a scuola

Mentre a settembre si apre un nuovo capitolo per gli studenti, i docenti precari restano in un continuo stato di attesa. Tra poco più di un mese e mezzo, ragazze e ragazzi rientreranno dalle vacanze estive pronti per tornare sui banchi di scuola, tra mille novità, mentre migliaia di insegnanti precari continuano a vivere nell’incertezza, senza sapere se e dove lavoreranno nei prossimi mesi. Nonostante le promesse e gli interventi di stabilizzazione susseguiti sotto diversi governi, la realtà che si presenta nelle scuole italiane è quella di un sistema ancora profondamente radicato nella precarietà. Negli ultimi anni, la situazione non ha registrano un trend positivo, se non un lieve miglioramento lo scorso anno. Anzi, i dati parlano chiaro. Il numero di supplenze è cresciuto vertiginosamente, segno che la stabilità tanto attesa è ancora un miraggio per molti: stando alle cifre della Corte dei Conti, raccolte da Il Sole 24 Ore, le supplenze sono passate da 135.025 nell’anno scolastico 2017-2018 a 232.636 nel 2023-2024, con un aumento pari al 72,2%.


Le cause

Nonostante un drastico calo di quasi 600mila studenti in sette anni, il numero di professori nelle scuole è rimasto invariato (salvo per i docenti di sostegno), generando un surplus di insegnanti. Dal governo Draghi in poi, sono state introdotte diverse procedure di assunzione, complicando il sistema, ma avendo un impatto minimo sul riempimento delle cattedre. Nel frattempo, l’aumento dei pensionamenti ha incrementato il numero di uscite dalla scuola, senza però essere compensato adeguatamente da nuove assunzioni. Anche le riforme e le procedure di reclutamento del Pnrr non hanno prodotto i risultati sperati, con le politiche di assunzione che non sono riuscite a ridurre in modo significativo il numero di contratti a tempo determinato.


Cosa dice il Pnrr

Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) è previsto l’obiettivo di assumere 70mila nuovi insegnanti da concorso entro il 2026, con 20mila assunzioni previste per il 2024 e altre 20mila per il 2025. Per raggiungere questo traguardo, il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha deciso di limitare le assunzioni autorizzate per quest’anno a 45mila, nonostante ci fossero 64mila posti disponibili, probabilmente al fine di riservare spazi per le future selezioni. Inoltre, l’ultimo decreto Sport-Scuola ha esteso il termine per le immissioni in ruolo al 10 dicembre, rispetto alla scadenza abituale del 31 agosto, con l’obiettivo di superare il target delle 20mila assunzioni entro la fine del 2024. Si tratta, tuttavia, di una mossa che potrebbe aumentare il numero di supplenti all’inizio dell’anno scolastico, poiché questi saranno chiamati a coprire i posti vacanti fino all’arrivo degli aventi diritto.

L’allarme del sindacato Anief

L’allerta è stata lanciata in questi giorni anche dal presidente del sindacato Anief, Marcello Pacifico, che parla di «250mila precari» potenziali a settembre. Questo numero record potrebbe compromettere i lievi miglioramenti registrati lo scorso anno scolastico. Per quanto riguarda il fatto che non si faccia pieno utilizzo delle graduatorie e che i concorsi siano procedure troppo lente rispetto al fabbisogno di organico delle scuole, Pacifico ritiene che l’amministrazione scolastica sia «ben consapevole delle complicazioni derivanti» da questi fattori. Proprio per questo, a suo avviso, hanno tentato di tamponare prorogando la scadenza per le assunzioni a tempo indeterminato dei vincitori dei concorsi Pnrr.

Non solo. Il sindacalista ricorda anche un’altra recente novità, contro cui si scaglia: il ritorno dei cosiddetti «interpelli», ovvero gli avvisi pubblici che le scuole possono pubblicare per individuare dei supplenti che possano prendere servizio entro 24 ore. Un metodo di assunzione considerato altamente precario. Toppe peggiori dei buchi, secondo Anief, che «stanno producendo l’ennesimo annus horribilis» dell’Istruzione pubblica italiana. «Malgrado – ha concluso – gli sforzi continui da parte dell’amministrazione scolastica, anche a seguito degli impegni presi con l’Unione europea, riteniamo che la situazione sul reclutamento sia destinata a peggiorare rispetto al passato».

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