Tassa di soggiorno, ipotesi aumento fino a 25 euro a notte. Il ministero frena: «Nulla ancora è deciso»

La maggiorazione dell’imposta andrebbe a coprire, oltre a interventi nel settore del turismo, anche la spesa per raccolta e smaltimento rifiuti

Il governo Meloni sta studiando un aumento della tassa di soggiorno progressivo a seconda del prezzo delle strutture ricettive, una possibilità che scuote Federalberghi e Confindustria alberghi, e che costringe il ministero del Turismo guidato da Daniela Santanchè a intervenire per spiegare come nessuna decisione sia stata ancora presa. Secondo le indiscrezioni l’ipotesi è estendere l’applicazione della tassa a tutti i Comuni che ne facciano richiesta, quindi non solo capoluoghi, località turistiche e città d’arte. Verrebbe poi rimodulata, con un importo fino a 5 euro per i pernottamenti inferiori ai 100 euro, fino a un massimo di 25 euro a notte nelle strutture extralusso che prevedono un costo a notte di oltre 750 euro. I fondi, oltre a finanziare interventi nel settore turistico, verrebbero poi destinati anche alla raccolta e allo smaltimento dei rifiuti. «Non si sono ancora concluse le interlocuzioni con le associazioni di categoria e gli altri attori istituzionali in vista di una possibile proposta di modifica della disciplina dell’imposta di soggiorno», scrive in una nota il MiTur, «il dialogo proseguirà a settembre».


Tassa di soggiorno, associazioni di categoria contro gli aumenti

L’ipotesi ha messo in allerta le associazioni di categoria, che si oppongono agli aumenti temendo una flessione delle prenotazioni. «Il settore, che è tra i primi a contribuire alla crescita del Pil e dell’occupazione, ha da poco rinnovato il Contratto collettivo nazionale di lavoro, sobbarcandosi un onere rilevante. L’obiettivo comune dev’essere quello di sostenerne la crescita, non di frenarla», la posizione di Federalberghi, che stima: «per una camera in un hotel a tre stelle dal prezzo di 100 euro, si pagheranno sino a dieci euro per notte, come se da un giorno all’altro il peso dell’Iva (che è pari al 10%) venisse raddoppiato». La Federazione ricorda poi l’aumento di recente approvato, in vista del Giubileo, che alza il tetto massimo dell’imposta di soggiorno del 40%, passando da 5 a 7 euro per notte, con la possibilità di destinare i fondi al ciclo dei rifiuti, «snaturando le finalità dell’istituto». Per Federalberghi la soluzione è introdurre una city tax o «attivare una compartecipazione degli enti locali al gettito Iva di tutte le attività produttive che traggono beneficio dall’economia turistica». Anche Confindustria Alberghi critica le modifiche pensate per la tassa di soggiorno, dall’estensione a tutti i Comuni alla caduta del vincolo di uso per il settore turistico: «Abbiamo bisogno di politiche attente che non compromettano la competitività delle nostre imprese e delle nostre destinazioni. Non possiamo essere un mero bancomat per i comuni».


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