La narrazione fuorviante del contagio dopo il vaccino anti Covid che non smentisce l’efficacia
Ancora oggi sembra un tema da “scaccomatto” spesso usato dai No vax tra le argomentazioni apparentemente più forti. Ma c’è anche chi se lo chiede in Rete e vuole solo delle spiegazioni. “Come mai può esserci un contagio nonostante il vaccino?”. Vale sia per la Covid-19 che per altre malattie come l’influenza. La spiegazione è stata più volte precisata dagli esperti durante la pandemia, almeno fin da quando vennero introdotte le prime dosi anti-Covid: lo scopo primario della vaccinazione è prevenire le forme gravi della malattia, specialmente nei pazienti più fragili.
Per chi ha fretta:
- Uno screen viene usato per prendere in giro chi si è ammalato di Covid-19 nonostante i vaccini e le successive dosi booster.
- Vediamo perché si tratta di semplificazioni fuorvianti di cui esistono già delle spiegazioni da anni.
- In sostanza i vaccini servono a prevenire le forme gravi e i decessi e lo continua a dimostrare, anche a seguito delle varianti Covid.
Analisi
Le condivisioni degli argomenti tipo “mi sono vaccinato eppure mi ammalo lo stesso” possono presentarsi come nel seguente screen. Il contesto è probabilmente quello del boom di contagi registrati a seguito del concerto di Taylor Swift a Milano. L’evento ha creato un grosso assembramento di persone, aumentando dunque le probabilità di diffondere la Covid-19. Nulla di sconvolgente per chiunque si sia informato correttamente durante la pandemia, il problema sta nel fatto che la narrazione porta a intendere che i vaccinati siano stati in qualche modo “fregati”. Le cose stanno diversamente.
Cosa si intende per efficacia di un vaccino contro la Covid-19
L’efficacia di un vaccino non si traduce sempre nell’evitare con assoluta certezza la malattia, bensì nel ridurre le forme gravi e/o la trasmissione del patogeno che la causa. È un argomento molto vasto. Noi ci limiteremo a parlare dei vaccini approvati in Occidente contro la Covid-19.
Come spiegavamo già in una analisi precedente, «secondo dati diffusi dall’Istituto superiore di Sanità, nel gennaio [2022, Nda] i ricoverati in terapia intensiva erano 26,7 ogni 100 mila non vaccinati; i vaccinati con terza dose erano invece 0,9 ogni 100 mila. Questo significa che i non vaccinati colpiti da Covid grave sono 38 volte di più. Per quanto riguarda i decessi, l’indice di rischio per chi non si è vaccinato è 30 volte più alto. […] Ricapitolando, i vaccini anti-Covid nel lungo periodo continuano a proteggere soprattutto dalle forme gravi di Covid-19, riducendo il carico ospedaliero e soprattutto i decessi. Ecco perché, come abbiamo visto, con SARS-CoV-2 puntare sulla cosiddetta immunità naturale non è una buona idea».
Non ci sembra che oggi la situazione si sia ribaltata, portando a una pandemia di vaccinati con forme gravi di Covid-19 in terapia intensiva. Con buona pace di chi tutt’oggi parla di «sindrome da immunodeficienza» che colpirebbe chi assume un vaccini mRNA. Del resto queste cose erano note già in fase di approvazione emergenziale dei vaccini, come spiegavamo in precedenti analisi (qui e qui) avvalendoci della consultazione di esperti, come Aureliano Stingi, PhD in Cancer Biology.
Gli studi clinici di terza fase avevano mostrato dopo che gli endpoint principali erano stati soddisfatti. Così, anche se anche se la protezione nel 100% dei casi non era stata accertata, avevamo visto già che la prevenzione delle forme gravi e dei decessi restava alta, e questo è stato confermato durante la distribuzione a milioni di persone nel mondo, dosi booster incluse.
«L’approvazione emergenziale è più che altro per poter commercializzare un farmaco quando hai intanto degli endpoint preliminari – spiegava Stingi – vuol dire che al posto di avere tutti gli endpoint (come, “il vaccino previene la trasmissione”), ci siamo fermati a “il vaccino previene la morte”. Una volta che avevamo quei numeri, e avevamo bisogno di quelli, i vaccini sono stati approvati. Sono stati veloci i trial perché c’era una pandemia in atto ed era facile, sia reclutare persone, sia che queste si infettassero. […]. Non vorrei passasse il messaggio che siccome eravamo in emergenza abbiamo fatto le cose male. Non è così – continuava l’esperto -, i passaggi di sicurezza ci sono stati tutti. Non è che accettiamo qualsiasi cosa “solo” perché siamo in emergenza, ma è quest’ultima a velocizzare il processo».
Perché richiedono più dosi
Visto che in questo genere di narrazioni si polemizza spesso sulla necessità di inoculare delle dosi booster, dobbiamo tornare a spiegare che questi vaccini si basano sull’antigene del SARS-CoV-2 per “addestrare” il sistema immunitario a riconoscerlo in tempo. Parliamo dell’ormai famigerata proteina Spike. Il funzionamento consiste nel far produrre alcune “copie” di questi antigeni dalle nostre stesse cellule. Si può fare mediante il solo frammento di codice genetico che contiene le “istruzioni” per produrla (vaccini a mRNA); oppure dopo un ulteriore passaggio attraverso il DNA di adenovirus preparati a tale scopo (vaccini a vettore virale). Chiediamo scusa agli esperti se non siamo stati rigorosi nella descrizione, abbiamo voluto sintetizzare per far capire in poche righe dei meccanismi che meriterebbero più spazio per essere spiegati meglio.
Il punto è che generalmente i vaccini che si focalizzano direttamente o indirettamente sugli antigeni richiedono delle dosi booster. Elenchiamo alcuni esempi:
- Difterite;
- Polio Salk;
- Tetano;
- Epatite B;
- Pertosse;
- Papilloma.
Ma così non abbiamo fatto evolvere le varianti Covid?
No, i vaccini contro il nuovo Coronavirus non sono collegati causalmente all’emergere delle varianti Covid. È proprio il contesto in cui queste sono emerse a smentire questa narrazione, che si sposa invece molto bene coi batteri, i quali generalmente non hanno bisogno di infettare le cellule ospiti per potersi riprodurre, quindi a furia di entrare in contatto con gli antibiotici evolvono ceppi più resistenti. Il fenomeno della resistenza ai farmaci interessa non a caso antibiotici e antifungini. Vediamo invece che le varianti Covid sono emerse dove non si vaccinava ancora o lo si faceva molto poco:
- Alfa – Regno Unito: 20 settembre 2020, 0% della popolazione vaccinata;
- Beta – Sud Africa: 19 agosto 2020, 0% della popolazione vaccinata;
- Gamma – Brasile, 11 settembre 2020, 0% della popolazione vaccinata;
- Delta – India, 23 ottobre 2020, 0% della popolazione pienamente vaccinata;
- Eta – Nigeria, 20 dicembre 2020, 0% della popolazione pienamente vaccinata;
- Iota – New York, 23 novembre 2020, 0% della popolazione pienamente vaccinata;
- Kappa – India, 1° dicembre 2020, 0% della popolazione pienamente vaccinata;
- Lambda – Perù, 30 novembre 2020, 0% della popolazione pienamente vaccinata;
- Mu – Colombia, 11 gennaio 2021, 0% della popolazione pienamente vaccinata;
- Omicron – Sud Africa Botswana, novembre 2021, dove appena il 20% della popolazione era stata pienamente vaccinata.
Conclusioni
Abbiamo visto che, ancora oggi, circolano le solite argomentazioni fuorvianti sul vaccino che sarebbe inutile perché «ma io mi sono ammalato ugualmente signora mia». Le informazioni sui vaccini e il loro obiettivo sono noti da tempo, così come sono noti i comportamenti che bisognava adottare una volta vaccinati, come spiegato in un nostro articolo del 2021 durante la campagna vaccinale.
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