Sharon Verzeni, trovato un coltello sporco di sangue: la svolta sul killer dall’esame del Dna, l’ipotesi del nascondiglio nel box
Potrebbe essere l’arma del delitto il coltello ritrovato a Terno d’Isola, nella Bergamasca, dove si indaga sulla morte di Sharon Verzeni. Secondo quanto rivela Massimo Pisa su Repubblica, il ritrovamento non viene confermato al momento dagli inquirenti, ma nessuno smentisce quella che potrebbe rivelarsi una svolta cruciale nelle indagini. Dai laboratori del Ris di Parma si attendono i risultati delle comparazioni con il profilo genetico della vittima. Ma l’elemento che più di tutti potrebbe rivelare informazioni determinanti per risalire all’assassino è l’esame del Dna sull’impugnatura della lama, che per quattro volte è stata scagliata contro la 33enne alla schiena e al torace. Da un primo esame emergerebbe che le dimensioni della lama siano compatibili con le ferite sul corpo della donna. E se l’assassino non ha usato guanti in lattice, le tracce lasciate sull’impugnatura potrebbero portare a un importante sviluppo investigativo.
Dove è stato trovato il coltello
Quel che viene tenuto riservatissimo per ora è il luogo in cui è stato ritrovato il coltello. Del resto le dimensioni di Terno d’Isola e i punti possibili di fuga non sono tanti. Definiti anche i luoghi in cui sono presenti le telecamere che potrebbero dare indicazioni su chi sia passato davanti agli obiettivi la notte del delitto, quando la 33enne era uscita per la consueta passeggiata serale consigliata dal dietologo.
Il sospettato nella chat
Nelle chat dei residenti rimbalza la foto di uno dei pregiudicati più noti della zona, spinta dalla psicosi che in paese si aggiri un mostro che colpisca a caso la prima vittima che gli capiti a tiro. L’uomo era stato immortalato mentre passava in via Castegnate, il luogo del delitto, proprio la sera di martedì, quando Verzeni è stata accoltellata. Quella foto è arrivata agli inquirenti, che hanno avviato i primi controlli anche su altri soggetti con precedenti della zona. Nulla al momento viene escluso, ma non sembra questa la pista principale.
Il movente
Potrebbe però essere sempre una chat a portare elementi utili alle indagini. Gli inquirenti ipotizzano che il killer abbia agito per motivi di risentimento nei confronti della 33enne. Sarà l’analisi del contenuto del suo smartphone a chiarire quanto questo scenario possa essere concreto.
Il box sequestrato
Le indagini appena ieri 5 agosto avevano portato a un altro sviluppo, ancora tutto da valutare. I militari della compagnia di Zogno hanno sequestrato un box auto a pochi metri dal luogo in cui è stata uccisa Verzeni. All’interno del locale c’erano alcune brande in mezzo a tanto disordine. Sarebbe un luogo usato spesso come giaciglio di fortuna da persone estranee ai residenti della zona. Gli esperti della Scientifica locale stanno analizzando i reperti trovati all’interno del box. Tutte le ipotesi restano aperte, anche quella secondo cui il killer possa aver usato quel box come rifugio di fortuna dopo il delitto prima di sparire.
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