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Banksy disegna il suo «safari» sui muri di Londra. Cosa significano le tre nuove opere dello street artist n° 1 al mondo – Le foto

Banksy safari con opere
Banksy safari con opere
Il writer dall'identità ancora sconosciuta è tornato con tre nuove creazioni pubblicizzate sui suoi canali. I soggetti e le interpretazioni

Tre nuove opere in tre giorni. Banksy, lo street artist più famoso del mondo, è tornato con una serie di stencil in giro per Londra tutti con animali come protagonisti. Ha iniziato lunedì 5 agosto con la pubblicazione di una foto che ritrae il profilo di quello che sembra uno stambecco. Martedì invece è stato il turno di due elefanti che tendono la propria proboscide all’altro. Infine, mercoledì 7 agosto ha condiviso sui suoi canali ufficiali la riproduzione di tre scimmie che si spostano appese alle proprie zampe o alla coda. Stefano Antonelli, coautore con Gianluca Marziani di una biografia del famigerato street artist e curatore di diverse sue mostre in Italia, all’Ansa parla di «arte a puntate». Ma cosa significano le nuove opere di Banksy?

Lo stambecco in bilico tra realtà e fake news

La pubblicazione delle opere sui social ha scatenato i fan che si sono lanciati nelle interpretazioni più disparate. Bisogna precisarlo, sono tutte ipotesi non confermate (ma è anche questo il bello dell’arte), quindi ognuno ci ha trovato ciò che la sua impressione gli ha comunicato. Partendo dallo stambecco alcuni utenti sono partiti analizzando il contesto che circonda lo stencil.

Siamo a Brentford, periferia occidentale di Londra. L’edificio su cui è stato ritratto l’animale, in equilibrio stabile su un pilastro e che guarda all’ingiù mentre delle rocce cadono, è il Caxton Name Plate Co Ltd, una ditta di targhette in metallo che ha ormai chiuso. Secondo un commentatore il luogo non è casuale, il nome della ditta richiama quello di William Caxton, considerato il primo tipografo inglese. Allora, si avventurano alcuni, lo stambecco (per altri una gazzella di montagna) rappresenta l’equilibrio precario a cui assistiamo tra la stampa cartacea e i nuovi mezzi di comunicazione rappresentati dalla telecamera di sorveglianza appena più in basso. Per altri, invece, la visione limitata della telecamera indicherebbe l’assenza di contesto nel mainstream editoriale.

Gli “elefanti nella stanza”

Seguendo la cronologia dettata da Banksy a seguire vengono gli elefanti realizzati su due finestre di un edificio a Chelsea, quartiere di Londra, precisamente tra Edith Terrace ed Edith Grove.

La foto pubblicata ritrae una ragazza che porta a spasso il suo cane incurante dell’opera sopra di lei. Molti hanno subito fatto un collegamento con il detto inglese «Elephant in the room» (Elefante nella stanza, ndr.), ovvero un problema o una verità nota che viene però ignorata e minimizzata. Per altri ancora forse rimanda al processo di riconciliazione e di cura necessario al Paese, da circa una settimana vittima di assalti ai migranti alimentati da fake news.

Gli scimpanzé di Brick Lane

La serie di opere, per ora, si conclude con la rappresentazione di tre scimpanzé che si spostano lungo un ramo immaginario creato dall’illusione della foto che ritrae un ponte sopra il quale sta passando un treno.

Il luogo è familiare per Banksy. «Proprio a Brick Lane cominciò a creare i suoi primi graffiti negli anni Duemila. Qui, il pub Dragoon Bar era il punto di incontro di molti artisti», spiega Antonelli. Lo scrittore offre anche un’interpretazione dell’opera: «Insieme con i topi gli scimpanzé sono una figura tipica e totemica di Banksy. Sono rari gli artisti che rendono protagonisti gli animali. ‘Ridi adesso, un giorno saremo noi a comandare’ ricorda invece il cartello di una delle sue famose scimmie». Forse lo street artist non ha ancora completato la sua serie, il significato di ogni opera potrà essere compreso una volta che Banksy avrà finito. O forse no. «Possiamo comunque intuire i temi che gli sono cari, la salvaguardia dell’ambiente e, in particolare, le cause proposte dal movimento Extinction Rebellion che l’artista ha già avuto modo di sostenere», conclude Antonelli.

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