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Il panico di Angela Carini prima del ritiro con Imane Khelif, l’allarme al Coni: «Mi dicono che è un uomo». Il ruolo dell’Iba e i legami russi con l’Italia

I messaggi ricevuti dalla pugile azzurra che hanno alimentato le sue paure prima di abbandonare l’incontro con l’avversaria algerina. Le rassicurazioni del Coni e il crollo dopo le polemiche

Che su Angela Carini si sia creato un clima a tratti insostenibile nei giorni precedenti all’incontro con Imane Khelif, lo ha confermato anche il presidente del Coni, Giovanni Malagò. Alla pugile azzurra sarebbero arrivati messaggi che le hanno messo addosso una pressione crescente, mettendola in una situazione sempre più complicata da gestire. Malagò alla Stampa aveva parlato di pressioni da parte dell’iba, l’organizzazione mondiale della boxe presieduta dall’oligarca russo Umar Kremlev. Ieri 6 agosto da Casa Italia alle Olimpiadi di Parigi, Malagò si è corretto: non sarebbe stata direttamente l’iba, ma di certo l’organizzazione ha cavalcato il polverone scoppiato «strumentalizzando la vicenda» e alimentando lo scontro con il Cio, che aveva dato il via libera alla pugile algerina di combattere, a differenza di quanto avvenuto l’anno prima ai mondiali gestiti dalla stessa Iba.


Le pressioni su Carini

Nei prossimi giorni potrebbe essere la stessa Carini a chiarire cosa sia successo in quei giorni difficili, se alla fine si terrà la sua attesa conferenza stampa. Di punti da chiarire ce ne sarebbero diversi in una vicenda che ha coinvolto «tutto il mondo della boxe», come aveva detto l’allenatore di Carini, Emanuele Renzini. Repubblica ricostruisce la catena di pressioni subite da Carini a partire dal 26 luglio. Ignoti i mittenti di quelle pressioni, ma che ci siano state lo ribadisce la stessa pugile. Quel giorno arriva il sorteggio nel tabellone della categoria 66 chili donne. Da quel momento Carini cerca di mettersi in contatto con qualcuno del Coni.


L’allarme per la bufala su Imane Khelif uomo

Appena saputo del sorteggio, l’allenatore Renzini aveva raccontato la reazione della pugile azzurra. Saputo che la sua avversaria sarebbe stata Imane Khelif, lei aveva detto: «Non è giusto». Quel pomeriggio la 25enne napoletana era molto agitata. Quando in serata riesce a parlare con il Coni chiede soccorso: «Mi dovete aiutare. Combatto contro un uomo». Chi parla con lei è incredulo, lei insiste: «Sì, mi hanno dato che la mia avversaria è un uomo e per questo è stata squalificata dalla federazione».

Le rassicurazioni del Cio

Dal Coni si mettono in contatto con il Cio per avere chiarimenti sul caso della pugile algerina. Dal Cio confermano che su Khelif sono stati fatti «tutti i controlli». Secondo il Comitato internazionale olimpico, l’algerina sarebbe «assolutamente nella norma», a differenza di quanto sostengono dall’Iba. Dal Cio spiegano che Khelif sarebbe stata fermata solo una volta dall’organizzazione a guida russa, cioè prima di una finale e dopo aver battuto «una protetta di Kremlev». Dai documenti a tutte le precedenti gare nei tornei femminili, su Khelif non emergono irregolarità sul fatto che abbia tutto il diritto di gareggiare nel torneo femminile.

Le indagini su Khelif

Imane Khelif non sarebbe neanche una scoperta recente della boxe italiana. L’algerina si era allenata nel centro sportivo di Assisi. Era stata portabandiera nel 2022 dei Giochi del Mediterraneo a Orano, in Algeria, dove ha passato il testimone ai Giochi di Taranto, dove si terrà la prossima edizione. Dal Coni provano a rassicurare Carini e la spronano ad andare avanti: «Tu vai sul ring e combatti».

L’esplosione del caso in Italia

Il 30 luglio, due giorni prima dell’incontro, il caso Khelif esplode in Italia con i primi articoli online e il tweet di Matteo Salvini, seguito da diversi altri esponenti leghisti. A quel punto, il sospetto è che dall’Iba l’obiettivo sia stato quasi raggiunto: creare scompiglio sui Giochi francesi da cui gli atleti russi sono esclusi per l’invasione dell’Ucraina e spaccare l’opinione pubblica su una vicenda nata di fatto da una fake news. Dopo l’incontro, l’Iba si offrirà anche di premiare Carini con 100 mila euro, da dividere con staff e federazione, «come se avesse vinto l’oro». Denaro che la Federboxe italiana e la pugile hanno respinto al mittente.

I legami di Kremlev con l’Italia

Secondo Repubblica, c’è un filo che lega l’oligarca russo Kremlev all’Italia: il capo dell’Iba sarebbe molto amico di Franco Falcinelli, per un decennio a capo della Confederazione europea di pugilato, del qual avrebbe sempre parlato bene. In Italia Kremlev è anche stato per l’apertura del centro europeo pugilistico che deve sorgere ad Assisi. Un centro finanziato anche con i fondi del Pnrr e con l’aiuto dell’Iba. Sui presunti ritardi dei lavori di quel centro, dalla Lega locale sarebbero anche partite interrogazioni. Ma i tempi del cantiere, secondo la sindaca Stefania Proietti, sarebbero al momento rispettati.

Il panico di Carini

Con la polemica politica che prende piede il 30 agosto, Carini torna a preoccuparsi e chiama di nuovo il Coni: «Che devo fare? Tutti mi cercano, io non davvero non so…». Le consigliano di staccare il telefono, ma lei non riesce a isolarsi davvero. Quando salirà sul ring il 1 agosto contro Imane Khelif, basterà un destro deciso e 46 secondi per convincerla che quella partita era più grande di lei.

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