La scelta di Claudio Lotito di farsi intercettare i 5 cellulari, le minacce e gli insulti al telefono: «È un gruppo organizzato»
Il presidente della Lazio e senatore di Forza Italia Claudio Lotito non ce la fa più: la Serie A non è ancora ricominciata, e già racconta di essere sommerso di insulti, minacce e chiamate anonime. Addirittura, lo scorso 14 giugno, 5mila tifosi si sono messi in marcia a Roma, da Flaminio a Ponte Milvio, al grido di «Lotito libera la Lazio». Senza contare i manifesti in giro per la città: «Signore portalo via», «Al tuo funerale prosecco e caviale». Per questo, Lotito ritiene che la scorta con cui vive da quando, 20 anni fa, è diventato proprietario dei biancoazzurri, non è più sufficiente. Ha dunque chiesto a Palazzo Madama l’autorizzazione per far acquisire i suoi tabulati telefonici dalla Procura e dalla Digos.
Una «struttura organizzata»
Il vicepresidente della Giunta delle immunità parlamentari del Senato, Manfredi Potenti, secondo quanto riporta il Corriere della Sera ha commentato: «Non sembrano cani sciolti né può parlarsi di un gruppo di tifosi burloni al bar che si diverte a rompergli le balle di giorno e di notte, la percezione piuttosto è che ci sia dietro una struttura bene organizzata…». Secondo il leghista Potenti, la seduta che ha avuto per oggetto l’affaire Lotito è stata «drammatica».
Il via libera
Dopo 25 minuti di audizione, scrive ancora il Corriere, la Giunta ha dato il via libera alla Procura di Roma e alla Digos per l’acquisizione dei tabulati delle telefonate, «in sola entrata», ai 5 cellulari in uso da Lotito, in quanto «persona offesa» in due distinti procedimenti penali già pendenti al Tribunale di piazzale Clodio. Potenti racconta ancora: «Lotito ha portato in audizione un elenco, non solo chiamate da sconosciuto, ma anche numeri in chiaro. E ha denunciato i danneggiamenti subìti presso la sua abitazione romana. Insomma un clima davvero pesante di pressioni e minacce».
La decisione di Lotito
«Ma lui – ha aggiunto Potenti – si è mostrato coraggioso. Ha detto a noi che malgrado tutto non venderà la Lazio e ci ha perfino scherzato su, dicendo che tiene i cellulari accesi 24 ore su 24 per i tanti impegni, ma a causa di queste continue telefonate minatorie ormai non riesce manco più a chiamare la moglie» (Cristina Mezzaroma, ndr). Dopo il sì della Giunta, sarà l’Aula a decidere il da farsi, il prossimo 11 settembre. Se la richiesta di Lotito dovesse incassare un altro «sì», gli inquirenti dovrebbero risalire con facilità agli autori delle chiamate. E dunque, stabilire anche se effettivamente si tratta di una manovra orchestrata per spingere Lotito fuori dai giochi. Non è chiaro se oltre ad acquisire i tabulati, la Procura deciderà anche di intercettare Lotito.
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