Omicidio Kercher, Amanda Knox calunniò Lumumba «per uscire da una situazione scomoda». Le motivazioni dei giudici d’Appello
Amanda Knox accusò Patrick Lumumba di essere l’assassinio di Meredith Kercher, uccisa il primo novembre 2007 a Perugia, «per uscire dalla situazione scomoda in cui si trovava». Sono queste le motivazioni con le quali la Corte d’assise d’Appello di Firenze ha condannato per calunnia la trentasettenne di Seattle, ai tempi coinquilina della studentessa inglese trovata senza vita con la gola tagliata. Lumumba era il titolare del bar dove Amanda lavorava, dopo le sue accuse l’uomo aveva denunciato la ragazza. Knox è stata condannata per tre anni, ma non andrà in carcere in quanto ha già scontato quasi quattro anni di reclusione.
Le motivazioni
Secondo i giudici la Knox ha calunniato ingiustamente Lumumba in quanto «era l’unica delle coinquiline di Meredith Kercher presente a Perugia la sera dei fatti e con la disponibilità della chiave d’accesso all’abitazione nella quale è avvenuto l’omicidio». Per questo, con gli accertamenti degli inquirenti ancora in corso aveva deciso di accusare «un innocente per porre termine alle indagini, reputandosi in una posizione delicata e non potendo prevederne l’esito», scrivono i giudici. Ad aggravare la posizione della condannata in secondo appello è la fermezza con cui portò avanti la sua tesi sebbene «Lumumba era estraneo alla vicenda, nonostante la consapevolezza dimostrata e il senso di colpa manifestato. Il perdurare di tale atteggiamento segna una netta divaricazione dal comportamento volto alla collaborazione con gli investigatori, più volte rappresentato dalla difesa e dalla stessa imputata».
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