Tormentoni estivi a confronto: la top ten degli anni Settanta – La serie

Patty Pravo – Pazza idea (1973)

Quando Patty Pravo entrò in studio per registrare Pazza idea aveva le idee estremamente chiare. Dal 1968, quando uscì La bambola, il suo personaggio si sta delineando sempre di più. Quella teatralità prorompente, controversa e audace, fuori dai canoni perbenisti degli anni ’60, affascina il pubblico, ma serve qualcosa di più. Nicoletta Strambelli, così all’anagrafe, infatti sente che serve più provocazione, La bambola è stata un successo, soprattutto per queste tonalità così basse e cupe per una donna, ma c’è qualcosa che stona rispetto all’indomabile e selvaggio appeal da vera rockstar del personaggio: in quel brano la protagonista femminile è succube delle voglie del maschio alfa, cosa del tutto inaccettabile eticamente, ma soprattutto ben poco utile a Patty Pravo per il percorso che ha in mente. In quegli anni infatti diventa quasi un soggetto politico, nonostante l’etichetta la scongiurasse di mantenere un più comodo profilo basso, lei si schiera apertamente a favore dell’aborto e del divorzio, ma anche a favore della libertà sessuale delle donne, ai tempi ancora incastrate in una narrazione dal romanticismo drammatico nonché classico e noiosissimo. La Pazza idea del brano invece è quella di una donna emancipata, consapevole, che mentre fa l’amore con il suo uomo pensa a un altro uomo, tra le cui braccia, chiudendo gli occhi, sogna di affidarsi. Patty Pravo se ne innamora immediatamente quando un giovanissimo Giovanni Ullu le consegna la musica (da abbinare al testo scritto da Maurizio Monti, Cesare Gigli e Paolo Dossena) nel suo appartamento di due piani al Pantheon, ancora con il titolo Crazy idea. Il pezzo sarà poi tradotto in un’infinità di lingue diventando un grande classico della canzone italiana.