Venezuela, l’odissea degli oppositori italiani dopo la vittoria di Maduro: Rita Capriti rinchiusa in una stanza, Antonio Calvino sparito nel nulla
Rita Capriti, cittadina italo-venezuelana originaria della provincia di Messina arrestata lo scorso 2 agosto in Venezuela, si trova isolata in una stanza, e non in carcere, come invece appariva precedentemente. A renderlo noto è il dirigente della struttura carceraria José Dellacroiz. Capriti è un’esponente del partito d’opposizione venezuelano Primero Justicia arrestata con l’accusa di «incitamento all’odio, terrorismo e resistenza a pubblico ufficiale». All’origine dell’arresto pare vi sia un video da lei diffuso in cui invita i venezuelani a votare per la democrazia e mettere fine alla recentemente riconfermata presidenza Maduro, cominciata con accuse di brogli. La donna è nata a Maracay ma è originaria di Mirto, in provincia di Messina. Ad occuparsi della questione è la deputata dell’Assemblea Regionale Siciliana Bernadette Grasso (Forza Italia) e sindaco del comune di Capri Leone, che denuncia l’impossibilità di Capriti di ricevere visite da parte degli esponenti del consolato italiano in Venezuela. Fino a oggi non erano nemmeno note le condizioni di salute della 45enne che attualmente, secondo le informazioni fornite, si trova presso il Cicpc di Caña de Azucar, a Maracay. Una circostanza che il sindaco di Mirto Maurizio Zingales ha definito senza mezzi termini di «repressione politica». La donna starebbe bene, ha detto oggi il fratello Tony, che ha rivelato come le sia consentito di vedere una volta al giorno un figlio, che le porta da mangiare.
L’altro italiano sparito
A trapelare dalla nebbia del Venezuela del post-elezioni è ora però anche il caso di un altro italo-venezuelano sparito. Si tratta di Antonio Calvino, anch’egli di origini siciliane (di Siracusa). «Dal 9 agosto scorso non si hanno più tracce di Calvino, oppositore del governo, arrestato tre anni fa durante il Covid davanti al nostro consolato a Caracas per “incitamento all’odio” con la presunta accusa di voler assaltare il nostro consolato e liberato lo scorso anno su pressione del nostro stesso governo», ha fatto sapere Andrea Di Giuseppe, deputato di Fratelli d’Italia eletto all’estero. «Chiunque si rifiuta di andare a casa sua e della famiglia per verificare di persona cosa sia successo, perché hanno paura loro stessi di ritorsioni. Per cui abbiamo denunciato la cosa al console», è l’allarme lanciato dal deputato, che riferisce di aver ricevuto «tante segnalazioni di italo-venezuelani arrestati o ricercati in Venezuela».
Le elezioni e le proteste
I casi di Capriti e Calvino si inseriscono nella difficile situazione del Venezuela, dove pochi giorni fa si sono tenute le elezioni presidenziali che il 29 luglio hanno confermato Nicolas Maduro con il 51% dei voti nonostante i sospetti di brogli da parte di osservatori internazionali e delle opposizioni, che hanno organizzato proteste nell’ambito dei quali finora sono state arrestate oltre 1.200 persone e almeno 24 hanno perso la vita, rivendicando di aver vinto le elezioni. Maduro è al potere in Venezuela dal 2013, e sotto la sua guida, il Paese ha visto un peggioramento drastico dei propri parametri macroeconomici e delle condizioni di vita dei cittadini. La situazione ha portato ad aumento dell’inflazione, della povertà e del crimine con successive proteste e scontri. Attualmente, Onu e Unione europea hanno chiesto un riconteggio dei voti, mentre Panama, Argentina, Costa Rica, Ecuador, Perù e Uruguay e Stati Uniti hanno riconosciuto come vincitore Urrutia. Ma al momento ciò non cambia la situazione, che vede Maduro formalmente eletto secondo la Corte Suprema del Paese.
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