«Liberazione anticipata automatica? È falso», la protesta dei sindacati contro il vademecum del Dap sul decreto Carceri

Per l’Osapp «si afferma erroneamente che ogni volta che un detenuto presenta un’istanza ha diritto ai giorni di liberazione anticipata»

È polemica sul contenuto del vademecum per i detenuti che illustra le novità del decreto carceri, approvato circa un mese fa. Per l’Organizzazione sindacale autonoma di polizia penitenziaria il documento è «fuorviante e scritto male». Nel testo, diffuso attraverso una circolare del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, indirizzata a provveditori e direttori degli istituti, vengono fissate le novità migliorative della condizione detentiva introdotte dal decreto. E nel mirino del sindacato finisce un concetto semplificativo dell’articolo cinque del decreto, quello relativo agli interventi in materia di liberazione anticipata. «Ogni volta che il ristretto farà una istanza per le misure alternative alla detenzione, automaticamente il magistrato di sorveglianza applicherà la riduzione per la liberazione anticipata», si legge al punto 4. Con tale frase, per i sindacati, «si afferma erroneamente che ogni volta che un detenuto presenta un’istanza ha diritto ai giorni di liberazione anticipata. Questa è una dichiarazione non solo falsa, ma anche pericolosamente fuorviante», spiega Leo Beneduci, il quale sottolinea «un macroscopico errore che un dipartimento del ministero della Giustizia non può permettersi».


«Simbolo di un sistema che ha perso la bussola»

Tra le varie novità per migliorare la condizione dei detenuti vi è inoltre l’aumento del numero di telefonate a disposizione per le persone ristrette, oltre ad altri provvedimenti e facilitazioni di tipo burocratico previsti dalle normative. Per l’Osapp, inoltre, il documento «è inadeguato e non è stato tradotto in altre lingue, creando ulteriori barriere in un sistema carcerario che ospita detenuti di diverse nazionalità. Questa mancanza – sostiene Beneduci – non è solo una svista, ma un’esclusione deliberata che complica ulteriormente la comprensione e l’applicazione delle norme». Stando a quanto riporta l’Ansa, che cita fonti del dipartimento, però, il vademecum sarà tradotto in inglese, francese e arabo. Ma per il sindacato non è sufficiente: «Il vademecum non è solo un documento mal scritto – conclude Beneduci – è il simbolo di un sistema che ha perso la bussola, è il riflesso di un’amministrazione che naviga a vista, incapace di comprendere le proprie leggi, figuriamoci di applicarle con giustizia ed equità».


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