Micciché lascia Forza Italia: «Non è più quella di Berlusconi. Con questa destra è vietato parlare di diritti civili»
Gianfranco Micciché, membro del partito di Silvio Berlusconi sin dal primo governo del 1994, ha deciso di lasciare Forza Italia e di confluire nel Movimento per l’autonomia (Mpa) di Raffaele Lombardo all’Assemblea regionale siciliana. La svolta è sopraggiunta con la consapevolezza di non riconoscere più il partito a cui aveva aderito agli inizi della carriera politica: «Berlusconi non avrebbe mai permesso quello che sta accadendo. Io sto dando un segnale: questa FI non è quella di Berlusconi, è anonima e totalmente succube degli alleati di governo». Micciché racconta in un’intervista a Repubblica la sua scelta.
«Con questa destra non si può parlare di diritti civili»
«Oggi, all’interno della coalizione di centrodestra, non si può più neppure parlare di diritti civili. Vietato». Secondo Micciché a essere cambiata è proprio la compagine di centrodestra, un’evoluzione che il fondatore di Forza Italia non avrebbe appoggiato né accettato e che va in contrasto con la storia stessa della coalizione: «Facciamo un salto indietro, proprio al 1994, a quell’idea del Cavaliere di riunire attorno a un unico progetto le forze liberali, laiche, socialiste, riformiste. Berlusconi nel giro di pochissimi mesi aprì alla destra, con la proposta di votare Fini come sindaco di Roma. Fini prese un impegno che allora mantenne: provare a costruire una destra che si liberasse dalla nostalgia del fascismo, liberale e moderna. Lui, Tatarella, Fisichella, ebbero il coraggio di fare quel passo. Cancellato dalla destra di oggi». Il riferimento ovvio è alla svolta di Fiuggi, ovvero all’ultimo congresso del Movimento sociale italiano-Destra Nazionale del gennaio 1995 che rifiutò i riferimenti storici al fascismo e alla sua ideologia. Secondo Micciché, l’attuale destra sta recuperando quanto con Fiuggi era stato confinato al passato: «Quella di Meloni è una destra che sta rimuovendo i valori del congresso di Fiuggi. Sta facendo repressione. È ovvio che la maggior parte degli esponenti di Forza Italia che hanno una concezione riformista e liberale della vita stia male».
L’isolamento in Regione
Micciché racconta anche il retroscena sulla sua scelta di abbandonare il coordinamento regionale del partito: «Quando ho detto di essere pronto a cedere il coordinamento regionale che ho tenuto per tanti anni a una persona ragionevole, di assoluta fedeltà al partito come Tommaso Calderone la reazione del governatore Schifani fu: allora andiamo via tutti. Ci troviamo di fronte a una gestione del partito fondata sulle epurazioni. E sull’accondiscendenza alla segreteria nazionale». A tal proposito l’ex coordinatore siciliano cita i suoi attriti con l’attuale presidente della Regione Renato Schifani sull’autonomia differenziata: «Non è politico il fatto che un presidente della Regione non abbia il coraggio di dire no all’Autonomia differenziata, che sarebbe una rovina per il Sud, solo per non dare un dispiacere a Meloni e Salvini?». E l’autonomia è anche uno dei motivi della sua adesione al movimento di Lombardo: «Mi iscrivo al gruppo dell’Mpa, in Assemblea regionale, intanto per lavorare sull’Autonomia differenziata, per opporci al progetto di Calderoli. Chiediamo da tempo una giornata per potere discutere di quest’argomento e non ci viene concessa».
Sul “me la sucate” contro gli inquirenti: «Mi spiace essere stato sboccato»
Micciché ritiene inoltre di non aver perso credibilità a causa dell’inchiesta a suo carico per peculato e truffa e per presunti illeciti commessi alle elezioni del 2022: «L’indagine trae origine da una dichiarazione di Gaetano Armao (ex assessore regionale, ndr). Armao un mese dopo aver assunto una consulenza dalla Regione di Schifani per 70 mila euro, denuncia di aver sentito dire che io avrei preso 80 mila euro da un aspirante candidato per farlo correre. A parte che la circostanza è assolutamente falsa, il concatenarsi dei fatti mi sembra eloquente. Da quell’indagine nascono le intercettazioni e si arriva al famoso gatto portato in autoblu». Solo di una cosa si scusa, del «Me la sucate» rivolto agli investigatori che però sarebbe una prova della sua estraneità ai fatti contestati: «Quella espressione è la prova della mia innocenza, la pronuncio perché sono tranquillo, non perché mi senta forte o sia arrogante. In quel modo ribadisco anche a chi mi sta vicino di essere in regola con tutto. È “altamente” la chiave di tutto: insomma, chi legittimamente indaga non può appigliarsi a nulla. Mi spiace solo essere stato sboccato, ma io fra amici parlo un po’ così».
L’impegno sui diritti
L’ex membro di Forza Italia vuole ripartire da quei diritti negati dal centrodestra e citati settimane fa da Marina Berlusconi: «È normale che al Comune di Palermo non si riesca a far approvare una mozione che consenta la trascrizione dei bambini delle famiglie omogenitoriali? Siamo tornati a 50 anni fa. E tutto per compiacere il governo. [Marina] Esprime il pensiero di suo padre, che ho visto piangere davanti alla tragedia di immigrati morti in mare mentre si dirigevano sulle coste adriatiche. Ma non credo che Marina e Piersilvio abbiano alcun interesse a fare politica».
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