Dai Phoenix ai californiani RHCP, Billie Eilish e Snoop Dog. Tutta la musica della cerimonia di chiusura delle Olimpiadi – I video

Tom Cruise durante l’evento si è calato dal tetto dello Stade de France per prendere possesso del bandierone delle Olimpiadi e portarlo a Los Angeles

La XXXIII edizione dei Giochi Olimpici, disputata a Parigi, si chiude certamente meglio di come si è aperta. Lo spettacolo dal titolo Records, diretto ancora da Thomas Jolly, risulta ricco, visionario, intenso ed entusiasmante. Il regista francese riesce a mettere insieme il racconto di una delle più importanti tradizioni della storia dell’uomo, riuscendo a renderla ancora oggi non solo avvincente ma anche estremamente contemporanea. La scelta della playlist sull’entrata trionfale degli atleti che hanno animato queste settimane di gare, tocca quattro differenti punti cardinali della cultura pop francese e mondiale. Si parte con Emmenez‐moi, classico intramontabile di uno dei più grandi cantautori della storia d’oltralpe: Charles Aznavour. L’imponente seriosità del brano viene poi bilanciata da Les Champs-Elysées, altro evergreen di Joe Dassin, che risuona nello Stade de France come una sorta di saluto del popolo di casa ai Giochi. Dunque la cerimonia devia per qualche minuto il suo percorso solenne quando riecheggiano le note del classico della dance Freed From Desire, che in realtà è una hit europea che batte bandiera tricolore, il nostro tricolore, il brano infatti è cantato da Gala (di cognome fa Rizzato). Ma non è un caso che i francesi la sentano un pò propria, infatti nonostante il successo europeo, solo in Francia il pezzo, in quel lontano 1996, arrivò primo in classifica. Naturalmente la selezione non si poteva che concludere con il brano che più di tutti viene scomodato in simili occasioni, dai campetti in terra battuta di periferia a, appunto, la chiusura di un Olimpiade, ci riferiamo a We Are the Champions dei Queen. Ovvero il pop che si fa regale, immenso, superiore, definitivo. «Noi siamo i campioni» e sul prato dello Stade de France ieri sera lo erano praticamente tutti. La festa lato francese si conclude con un’esibizione live dei Phoenix, una delle migliori espressioni europee, in particolare francese, dell’alternative indie rock. Il successo mondiale arriva con la meravigliosa If I Ever Feel Better, e infatti la suonano, ma aprono il set con Lisztomania, per poi tornare indietro alle origini con Funky Squaredance. Uno spettacolo oggettivamente straordinario, un evento seguito letteralmente in tutto il mondo che grazie alla musica assume quasi la dimensione di una serata particolarmente divertente in un piccolo club di provincia, una di quelle serate che finiscono in jam, così non stupisce l’intervento del dj Kavinsky che, accompagnato dalla belga Angèle, una delle dive del pop europeo, suona una versione inedita del suo successo Nightcall. A quel punto succede di tutto: i Phoenix passano dal duetto con gli Air su quel capolavoro di Playground Love, al duetto con Ezra Koenig su Tonight. Chiudono poi il loro show con 1901 e il cantante Thomas Mars giù dal palco, nel mezzo della delegazione americana.


Tom Cruise atterra allo Stade de France e porta via il bandierone

Come da tradizione, la cerimonia di chiusura di un’Olimpiade in pratica mette in moto il meccanismo che porterà alla cerimonia di apertura dell’Olimpiade successiva, in questo caso quella che verrà ospitata nel 2028 da Los Angeles. Un passaggio di consegne ufficiale che viene raccontato anche attraverso la musica, è infatti il momento dell’inno americano, convocata per l’occasione la cantautrice americana H.E.R. che vuole darne una versione soul, peccato che problemi tecnici la facciano andare in un paio di punti pericolosamente fuori strada, diciamo che non sarà una serata che incornicerà e piazzerà in salotto. In realtà però Los Angeles è la capitale del cinema americano, quindi mondiale, così nessuno poteva risultare più adatto al trasporto virtuale del bandierone delle Olimpiadi quanto una star hollywoodiana come Tom Cruise. Stasera l’attore quattro volte candidato agli Oscar in versione Ethan Hunt, protagonista della saga Mission Impossible, con un cavo si cala dal tetto dello Stade de France per prendere possesso del suddetto bandierone, salire in groppa ad una moto e portarlo nella sua nuova casa. Dal momento in cui viene ingoiato dalle interiora dello stadio naturalmente parte un filmato abilmente montato, una sorta di macro spot per le Olimpiadi che verranno, ma l’entrata spettacolare in scena è tutta avvenuta realmente, come da sua abitudine sul set, imbracato ma senza l’utilizzo di stuntman.


Parigi/Los Angeles, via Venice Beach

Sono le 14:45 dall’altra parte del mondo, quando il bandierone delle Olimpiadi arriva a Los Angeles e la prima tappa è la spiaggia, una delle più conosciute del pianeta, quella di Venice. Così vuole presentarsi la California, come uno dei luoghi più cool del mondo, che ha dato i natali ad alcune delle star più cool della storia della musica moderna. Ad aprire le danze sotto un sole splendente sono infatti i Red Hot Chili Peppers che ci regalano la loro Can’t Stop. Le telecamere si spostano poi in cima ad una di quelle torrette per bagnini alla Baywacht, solo in versione azzurrina, lì trovano Billie Eilish, una delle più talentuose giovani cantautrici americane, con indosso una divisa della delegazione olimpica statunitense, che canta Birds of a Feather, canzone tratta dal suo terzo meraviglioso album Hit Me Hard and Soft. Ma se siamo in California e c’è aria di festa normale che da un momento all’altro spunti fuori Snoop Dog. Il rapper tra l’altro è certamente il personaggio che unisce queste due Olimpiadi essendo stato tra i protagonisti, sul palco e fuori dal palco, tra cerimonia d’apertura ufficiale e feste, di Parigi 2024. Prima attacca con Drop It Like It’s Hot (ma senza Pharrel Williams), poi insieme a quell’altra leggenda di Dr. Dre canta The Next Episode, avvolto in un lungo cappotto bianco in cui si accennano vistosamente i colori della bandiera americana.

Il gran finale

Le ultime immagini di questa Olimpiade provengono nuovamente da Parigi, si torna allo Stade de France e ci si saluta sulle note di My Way, che è una canzone portata al successo nel 1969 da Frank Sinatra su regalo dell’amico Paul Anka, ma che in realtà quella dello storico cantante italoamericano è la cover di un brano francese dal titolo Comme d’habitude, cantato da Claude François e composto da Jacques Revaux e Gilles Thibaut. A cantarlo ieri è stata la cantante, attrice e modella Yseult e il risultato è stato semplicemente sublime. Tra l’altro il compito di cantare My Way sarebbe dovuto andare a Marion Cotillard, ma l’accordo è saltato per motivi commerciali.

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