Olimpiadi 2024, Marcello Foa contro la cerimonia di chiusura: «Sembra il peggior incubo di Orwell»

L’ex presidente della Rai ha commentato su X: «Sconcertante eppure tristemente emblematico del messaggio che ci vogliono mandare. Abbiate paura, il futuro è distopico»

L’ex presidente della Rai Marcello Foa non ha gradito la cerimonia di chiusura della XXXIII edizione dei Giochi Olimpici. Lo spettacolo dal titolo Records, diretto ancora da Thomas Jolly, è stato un tripudio di colori e performance artistiche. Ma sono state alcune comparse e i loro costumi, nello specifico, a scatenare la furia polemica di Foa. «Mi sembra di vedere il peggior incubo di Orwell – ha scritto su X -. Hanno inscenato un futuro teatro animato da persone senza volto, lo stadio immerso nel buio con brani angoscianti. Si ode la voce metallica dello speaker, come in 1984. E il cavaliere che scende dal cielo è uno strano ibrido tra uomo e animale dorato».


Le reazioni

«Poi – prosegue – appaiono « spettri » ancora una volta con il volto mascherato, appaiono tra la nebbia. Questo è l’inferno di Dante. Questa non può essere la cerimonia di chiusura dei giochi olimpici . Sconcertante eppure tristemente emblematico del messaggio che ci vogliono mandare. Abbiate paura, il futuro è distopico». Aggiunge tra i commenti alcune foto dei suddetti simboli angosciosi. Gli utenti si dividono. Alcuni si complimentano con Foa, scrivendogli che «ha colto perfettamente il senso»: «una rappresentazione latomistica massonica “l’angelo dorato” altri non è che Lucifero che indica alla massa informe e senza volto come e cosa costruire, sullo sfondo il mondo intero. Anche un profano la capisce».


Qualcun altro obietta: «Se tu ci vedi questo vai a fare il Test di Rorschach esistono dei rimedi, medicine…». Così come chi ironizza: «Le sue sono tipiche Visioni lisergiche post peperonata. un alka seltzer e passa la paura». Foa si era già scagliato contro la cerimonia di apertura definita «spaventosa», non una celebrazione dei «miti francesi ma solo delle battaglie Lgbt».

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