Crisi Iran, Meloni sente Netanyahu: «Cessate il fuoco e de-escalation»
Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni ha avuto oggi una nuova conversazione telefonica con il Primo Ministro di Israele, Benjamin Netanyahu. Lo riferisce una nota di Palazzo Chigi. La premier ha «reiterato il forte auspicio che si possa trovare un accordo per un cessate il fuoco sostenibile a Gaza e il rilascio degli ostaggi, in linea con la Risoluzione 2735 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, in occasione del prossimo round negoziale del 15 agosto. Il Presidente Meloni ha ribadito il convinto sostegno alla mediazione guidata da Stati Uniti, Egitto e Qatar. Nel riconoscere il diritto all’autodifesa di Israele, il Presidente del Consiglio ha sottolineato l’importanza di una de-escalation a livello regionale, incluso lungo il confine israelo-libanese dove è presente la forza di interposizione delle Nazioni Unite, UNIFIL, in cui l’Italia gioca un ruolo di primo piano».
Il post di Tajani per l’Iran
«L’Italia incoraggia tutti i protagonisti a lavorare per raggiungere il cessate il fuoco a Gaza con la liberazione degli ostaggi israeliani. L’Iran rinunci ad azioni destinate a provocare una escalation nella regione. Impegnati a costruire la pace». Queste le parole in un post su X del ministro degli Esteri Antonio Tajani. Nemmeno poche ore fa il ministro dichiarava, sempre su X: «Lunga telefonata con il ministro degli Esteri dell’Iran. Ho chiesto moderazione e approccio costruttivo, ora è il momento di evitare reazioni che alimentino il conflitto nella regione pregiudicando il lavoro per il cessate il fuoco a Gaza. Basta sacrificare le vite di civili innocenti».
L'Italia incoraggia tutti i protagonisti a lavorare per raggiungere il cessate il fuoco a #Gaza con la liberazione degli ostaggi israeliani.L'Iran rinunci ad azioni destinate a provocare una escalation nella regione.Impegnati a costruire la pace.
— Antonio Tajani (@Antonio_Tajani) August 13, 2024
L'Italia incoraggia tutti i protagonisti a lavorare per raggiungere il cessate il fuoco a #Gaza con la liberazione degli ostaggi israeliani.L'Iran rinunci ad azioni destinate a provocare una escalation nella regione.Impegnati a costruire la pace.
— Antonio Tajani (@Antonio_Tajani) August 13, 2024
L’imminente attacco di Teheran: la chiamata di Biden ai leader europei
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha chiamato i leader di Italia, Francia, Germania e UK per chiedere all’Iran di non attaccare Israele. Stamane il segretario di Stato americano Antony Blinken ha contattato anche il suo omologo turco Hakan Fidan, ribadendo quanto sia importante la presenza di Hamas parte al vertice di giovedì per un accordo di cessate il fuoco. Accelerano anche i mediatori che tentano di raggiungere entro giovedì un’intesa per la tregua a Gaza, scrive il Corriere della Sera. La Casa Bianca è ottimista: «Ci saranno progressi». Ieri i leader di Germania, Francia, Gran Bretagna hanno lanciato un appello congiunto per chiedere all’Iran di «astenersi da attacchi che potrebbero inasprire ulteriormente le tensioni regionali e mettere a rischio l’opportunità di arrivare a un accordo per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi». Intanto Yoav Gallant, il ministro della Difesa, avrebbe avvertito Lloyd Austin, il capo del Pentagono, che l’Iran si sta preparando a lanciare l’attacco a Israele. A riportarlo è sempre il Corriere della Sera. «Il raid potrebbe avvenire questa settimana», ha confermato John Kirby, portavoce del consigliere per la Sicurezza Nazionale alla Casa Bianca.
Il ministro degli Esteri libanese: «No alla guerra, ma a Israele è concesso tutto»
«Come governo stiamo facendo ogni sforzo per evitare la guerra», ha dichiarato Abdallah Bou Habib, ministro degli Esteri libanese ad interim in un’intervista a La Repubblica. «Abbiamo chiesto due cose a Hezbollah e agli iraniani: che la loro risposta, se deve esserci, non sia in contemporanea dallo Yemen, dal Libano, dall’Iraq e dall’Iran perché questo significherebbe guerra», ammette il ministro per cui invece «gli israeliani vogliono la guerra: hanno fatto quelle operazioni a Beirut e Teheran per provocare l’escalation. La seconda cosa che abbiamo chiesto è una reazione che non causi una forte risposta israeliana e dunque un conflitto regionale». L’esito dei colloqui di pace di ferragosto per il ministro è incerto: «Nessuno lo sa, nemmeno gli americani. Certo, i doppi standard dell’Occidente non aiutano la pace. Dopo la strage di Majdal Shams (quando, il 27 luglio, un campo da calcio in territorio israeliano fu colpito da un drone causando 11 morti, ndr), Israele, con il sostegno dell’Occidente, ha subito puntato il dito su Hezbollah, senza nessuna indagine. E non c’è stata nessuna condanna per la strage di due giorni fa a Gaza (quando le forze di Tel Aviv hanno bombardato una scuola, causando almeno 100 morti, ndr). Gli iraniani, poi, avrebbero accettato di non rispondere all’uccisione di Haniyeh a Teheran se ci fosse stata una condanna dal Consiglio di sicurezza dell’Onu. Ma nulla. A Israele viene concesso tutto».
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