«Vogliono bruciare il mio maxi orso di legno. Ricevo minacce di morte su me e la mia famiglia»
«Non volevo mettere il dito nella piaga, ma contribuire a rimarginare una ferita. Il risultato, per colpa di feroci attacchi social, è che ora ricevo minacce di morte contro di me e la mia famiglia». Questa la denuncia dello scultore asiaghese Marco Martello, noto con il nome cimbro di Martalar, per la ‘guerra dell’orso’ che si è scatenata in Trentino. L’artista parla in un’intervista a Repubblica.
Le polemiche sono partite da quando il suo gigantesco monumento sopra Molveno, quota 1.550 metri tra le rocce delle Dolomiti, cuore del Parco naturale Adamello Brenta, è stato installato. Martalar, che è un esponente della Land Art, ha realizzato l’opera usando le radici dei larici abbattuti sei anni fa dalla tempesta Vaia. L’inaugurazione è prevista dopo Ferragosto, mancano gli artigli. «Una cosa vergognosa -aveva dichiarato Carlo Papi, padre di Andrea, il giovane ucciso nella vicina Val di Sole nell’aprile 2023 – e una scelta priva di sensibilità. Mesi fa un conoscente mi aveva chiesto cosa pensavamo, come famiglia, di un orso di Martalar qui in valle. Abbiamo espresso il nostro giudizio negativo, esteso anche al versante opposto del Brenta. Non abbiamo saputo più niente, nessuna comunicazione ufficiale».
L’artista teme che, date le critiche, l’opera venga messa al rogo. Il 22 agosto dell’anno scorso un incendio doloso distrusse il Drago Vaia, realizzato a Lavarone: l’opera è stata ricostruita a inizio giugno. «Sul cellulare – afferma Marco Martello – ricevo insulti e messaggi che augurano a me ai miei cari di morire sbranato da un orso come Papi. Per evitare vandalismi in queste ore stanno collocando otto estintori automatici all’interno della scultura. Sono saliti i carabinieri per registrare il posizionamento di telecamere e fototrappole. Fa riflettere che un’opera d’arte sul complesso rapporto tra umanità e natura scateni un simile odio e vada protetta dalle forze dell’ordine».
(foto copertina Fb Martalar Scultore)