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Cacciato l’arbitro che ha eliminato Irma Testa alle Olimpiadi, scoppia il caso nella boxe: i sospetti di corruzione

Il provvedimento ha colpito anche un altro giurato prima degli incontri per le medaglie. L'azzurra era uscita contro la cinese Zichun Xu. Il precedente di Rio 2016 che danneggiò Clemente Russo

I Giochi di Parigi 2024 sono terminati qualche giorno fa, ma le polemiche continuano. E nuova linfa potrebbe arrivare dalla rivelazione del Times. Alisher Altayev e Yermek Suiyenish, due giudici kazaki di pugilato, sono stati rimossi per «alto rischio di corruzione» dalla squadra degli arbitri durante le competizioni. Comunque prima degli incontri che assegnavano le medaglie. Altayev era uno dei giudici che dovevano decidere il match tra Irma Testa, medaglia d’oro ai mondiali di Nuova Delhi, e la pugile cinese Zinchun Xu. Scontro andato poi a quest’ultima sebbene l’azzurra avesse vinto due delle tre riprese. «È sbagliato il metro di valutazione. Penso che non c’è stata malafede, ma che il livello degli arbitri alle Olimpiadi sia basso», aveva puntualizzato allora Testa.

L’accusa

Il sospetto di corruzione viene da Richard McLaren, professore specializzato in Diritto sportivo, balzato agli onori della cronaca per aver denunciato il doping di Stato in Russia. L’altro giudice, Suiyenish, ha giudicato 21 incontri fino al 4 agosto. Tra questi c’è la sconfitta di Daina Moorehouse contro la francese Wassila Lkhadiri agli ottavi di finale. Le accuse vanno a colpire un movimento, quello della boxe, già indebolito negli ultimi anni con l’estromissione dalle Olimpiadi, per scelta del Cio, dell’International Boxing Association, la federazione filo-putiniana.

Il precedente di Rio 2016

Lo stesso McLaren in un’indagine pubblicata anni dopo aveva concluso che tra i sette e i dieci incontri di boxe ai Giochi Olimpici di Rio 2016 erano stati «manipolati» dai giudici. Nei match rientrava quello di Clemente Russo, eliminato in maniera clamorosa. In seguito, il Cio non avrebbe riconfermato nessuno degli arbitri per le Olimpiadi di Tokyo 2020. Una volta pubblicati gli esiti delle indagini di McLare, Russo aveva commentato: «Certo che avevo ragione. Non sono mica un ragazzino che scende dal ring piagnucolando perché gli hanno rubato il match. Ero sicuro di quello che dicevo. Sentivo i miei cazzotti quando arrivavano. I suoi invece non li sentivo. Ma tanto mica mi ridaranno le medaglie perse».

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