Tajani: «La tregua tra Hamas e Israele può scongiurare l’attacco dell’Iran. Noi italiani a Gaza per la sua ricostruzione»
«Teheran rivendica il diritto di rispondere a Israele. Io ho messo in guardia Ali Bagheri Kani. Molto è nelle mani dell’Iran, che deve decidere se aspettare o meno. Gli ho suggerito, almeno, di non prendere decisioni prima del 15. Se attaccano prima salta l’accordo, e si rischierebbe il caos. Il cessate il fuoco a mio avviso farebbe venire meno le ragioni dell’attacco, se è vero che interesse degli iraniani è Gaza, e avviare una nuova dinamica politica in Medioriente». Così il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, nel corso di un’intervista a La Stampa, parlando del suo colloquio telefonico con l’omologo iraniano. «Siamo in contatto continuo con gli alleati e con le nostre ambasciate. Finché c’è spazio per le trattative, c’è speranza», precisa Tajani. E sul fatto che l’Italia non si sia unita all’appello congiunto di Gran Bretagna, Francia e Germania dove si chiede all’Iran a non attaccare Israele, Tajani chiarisce: «Quei tre Paesi fanno parte del blocco europeo che tratta sul nucleare iraniano. Non era una nota per escludere qualcuno. E comunque poche ore dopo Joe Biden ha chiamato anche Giorgia Meloni e la Casa Bianca ha diffuso un altro comunicato congiunto, ben più importante». La premier, Giorgia Meloni, poi «pochi giorni fa il presidente Masoud Pezeshkian. L’Italia mantiene sempre vive le relazioni con la Repubblica islamica, al punto che noi – con la nostra ambasciata – rappresentiamo anche il Canada. E gli americani si fidano molto della nostra capacità di dialogo».
«L’Italia a Gaza per ricostruire la Palestina»
«A settembre a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, proporrò a livello G7 un progetto per la ricostruzione non solo umanitaria ma politica ed economica di Gaza», ha spiegato iil numero uno della Farnesina. «L’Italia – ha aggiunto – è pronta a inviare un contingente per lavorare alla nascita di uno Stato palestinese, unificando la Striscia e la Cisgiordania. Ma il nostro interlocutore può essere solo l’Anp, non Hamas. Nel frattempo, gli Stati Uniti ci hanno chiesto di usare i carabinieri per addestrare una forza di sicurezza palestinese adeguata». Perché allora non riconoscere lo Stato di Palestina? «Siamo favorevoli allo stato di Palestina. Ma bisogna offrire una prospettiva concreta al popolo palestinese. Come facciamo a riconoscere uno stato finché c’è Hamas che controlla una larga parte della Palestina e sostiene di voler distruggere Israele? Noi non vogliamo dare uno schiaffo morale a Israele in questo momento, ma vogliamo portarli a un negoziato per rendere concreta la formula ‘due popoli, due Stati’» Sull’Ucraina «la posizione è sempre quella esposta in Parlamento: noi siamo dalla parte dell’Ucraina, che è l’aggredito, ma non siamo né come Paese, né come Nato in guerra contro la Russia. Mai manderemo truppe, per intenderci. Pur comprendendone le ragioni di difesa, le armi inviate dall’Italia non possono essere usate fuori dall’Ucraina. Servono delle specifiche autorizzazioni a un uso diverso, che è quello che infatti sta chiedendo Zelensky. Gli americani hanno dato un loro via libera ma limitato ad alcune operazioni. L’Italia invece non permette di usarle fuori dal territorio ucraino. Ce lo dovrebbero chiedere, e lo sanno».
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