Bimba investita e uccisa a Torino, Salvini attacca gli assistenti sociali. La replica: «Specula su una tragedia». Aggredito il fotografo de La Stampa
È polemica per il post pubblicato su Facebook del vicepremier Matteo Salvini sulla tragedia che ha coinvolto una bimba di 2 anni a Torino, investita e uccisa da un’auto in manovra nel parcheggio davanti a un ospedale. La piccola, ricoverata in condizioni gravissime al San Giovanni Bosco, e poi trasferita al Regina Margherita, specializzato nelle cure ai minori, è morta nella mattinata di ieri. Le è stato fatale il terzo arresto cardiaco, che ha reso vano il prodigarsi delle equipe mediche per salvarle la vita. «Povera piccola innocente, una preghiera per lei», scrive sui social il leader della Lega, che poi attacca: «Ma dove sono gli assistenti e i servizi sociali che dovrebbero salvare questi bimbi da una vita di strada e di furti, senza scuola e senza gioia??? E non usino la scusa della “cultura” Rom».
Le frasi hanno suscitato l’immediata reazione di Barbara Rosina, presidente del Consiglio dell’Ordine degli Assistenti Sociali: «Salvini strumentalizza senza conoscere i fatti. È inconcepibile e irresponsabile usare la morte di una bimba di due anni a fini politici. Il vicepresidente del Consiglio accusa noi assistenti sociali e tutti i servizi sociali. Siamo vicini alla famiglia della piccola Esmeralda e lontani dal ministro Salvini e da chi, come lui non cerca mai soluzioni, ma arriva a manipolare le notizie per diffondere pregiudizi a discapito delle persone e della professione». L’ipotesi che la donna insieme alla bambina stesse facendo l’elemosina davanti al nosocomio – smentita nella serata di ieri dall’assessore delle Politiche sociali della città di Torino – ha innescato lo scontro politico. Prima ancora di Salvini, era stato anche per Maurizio Marrone (FdI), assessore alle Politiche Sociali della Regione Piemonte, a pronunciare parole simili: «È inaccettabile consentire ai nomadi di trascinare con loro minori nell’accattonaggio di strada. Se i servizi sociali del Comune di Torino applicassero ai rom la metà del rigore con cui dispongono gli allontanamenti dei minori dalle altre famiglie forse questa tragedia si sarebbe potuta evitare». La famiglia non si trovava nel parcheggio dell’ospedale per chiedere l’elemosina, come era stato in un primo momento reso noto, quanto perché era in visita a un parente degente all’ospedale San Giovanni Bosco, scrive La Stampa.
L’aggressione al fotografo de “La Stampa”
Dopo l’investimento della piccola ci sono stati anche problemi di ordine pubblico. Un fotografo torinese, Maurizio Bosio, dell’agenzia Reporters, che lavora per La Stampa, è stato infatti aggredito da alcuni parenti della bambina. A riportare la notizia è lo stesso quotidiano. Bosio ha riportato la frattura del setto nasale e ha avuto una prognosi di 14 giorni. «Aveva documentato già in mattinata la vicenda della bambina. Quando intorno all’ora di pranzo si è diffusa la notizia della morte della bambina, – scrive il quotidiano torinese – Maurizio ha posato la macchina fotografica e si è avvicinato al padre della piccola con il massimo rispetto per porgergli le sue condoglianze. Purtroppo in quel momento è stato aggredito perché lavorava “per La Stampa“». Si tratta «di un episodio grave, l’ennesimo, che ancora una volta sottolinea il pesante clima di tensione e diffidenza in cui siamo costretti a lavorare. Un clima intollerabile perché la nostra unica colpa, se così possiamo definirla, è quella di dare conto ai lettori di ciò che accade, con scrupolo e puntualità. Quello che continueremo a fare», scrive il comitato di redazione.
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