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La lettera di Crosetto al Corriere della Sera (e a Paolo Mieli): «L’Italia è seria e affidabile con l’Ucraina. Come amici la aiutiamo a riflettere»

14 Agosto 2024 - 07:28 Redazione
Il ministro contro l'editorialista: «Le sue parole poco ponderate. Solo una mente provinciale può scambiare il coraggio di un giudizio con l'ambiguità»

«Caro direttore affidabili, seri e saldi nell’azione a loro sostegno. Così ci giudicano gli ucraini, a partire dal loro presidente Zelensky». Con queste righe inizia così la lettera del ministro della Difesa Guido Crosetto al Corriere della Sera. «Allo stesso modo ci giudicano i nostri alleati della Ue e della Nato. In primis gli americani. Esattamente il contrario dell’immagine che del governo italiano scaturisce l’editoriale di ieri di Paolo Mieli», spiega. Un giudizio, a detta dell’esponente del governo Meloni «poco ponderato», «strumentale». «Mi rivolgo ai lettori del Corriere, più che allo stesso Mieli, che non si occupa di guerra in Ucraina con la costanza e con la conoscenza, con le quali me ne occupo io. È certamente più facile discutere di questa grave questione senza conoscere tecnicamente la materia, ciò che accade ogni giorno, gli avvenimenti sul campo, le tattiche, le difficoltà, e l’evoluzione continua di un conflitto oramai endemico, diffuso e complesso», spiega il ministro. «Dispiace che Mieli non abbia avuto modo di informarsi meglio sulle mie reali parole», sottolinea Crosetto. L’esponente del governo sottolinea che ha spiegato subito «di fronte a chi parlava di aggressione, che l’attacco ucraino non è un invasione, ma una tattica difensiva, in modo da allentare la tensione in Ucraina, costringendo i russi a spostare i propri uomini in Russia». «Sarebbe bastato ascoltare le parole che tutti gli ucraini hanno sempre avuto nei confronti di questo governo (e di questo ministro) per evitare il sarcasmo finale su una nostra presunta posizione ambigua», dichiara Crosetto. E bolla in «assurde provocazioni, maligne ricostruzioni di una Meloni che mi avrebbe chiamato per rimproverarmi». «Se ho espresso un giudizio sulla tattica ucraina è perché è mio obbligo interrogarmi per chiedermi se questa scelta aiuti o indebolisca la causa ucraina. Gli amici, i veri amici, non dicono sempre hai ragione. Il loro compito è aiutare a riflettere. E noi siamo veri amici degli ucraini», sottolinea il ministro. «Solo una mentalità malata di provincialismo – aggiunge – può scambiare il coraggio della verità, di un giudizio, di un’opinione, con l’ambiguità. Questo sì, forse ci differenzia da molti altri: il coraggio di dire ciò che si ritiene giusto, anche accollandosi il rischio di sbagliare, prima che una cosa accada. Il coraggio di dire ciò che si pensa non perché si abbiano interessi, ma perché è giusto farlo». E infine augura Buon Ferragosto: «Temo che i prossimi giorni porteranno la nostra attenzione su altre aree del mondo. E sarà necessario occuparsi di altre questioni molto complesse, con il rischio, purtroppo, anche di nuove semplificazioni». Sotto il quotidiano riporta la replica del giornalista Paolo Mieli, senz’altro più stringente di quella del ministro: «Mi conforta apprendere che siamo rimasti «affidabili, seri e saldi» a sostegno dell’Ucraina. Buon Ferragosto anche a lei».

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