Cosa sappiamo del sabotaggio del Nord Stream dal 2022 ad oggi, tra ipotesi e teorie infondate
Il principale sospettato del sabotaggio del Nord Stream del 2022 è un istruttore subacqueo ucraino. A rivelarlo è un’inchiesta dei media tedeschi ZEIT, Süddeutsche Zeitung e ARD, che conferma, attraverso le autorità polacche, un mandato di arresto internazionale emesso dalla Germania nei suoi confronti. Il nome indicato è quello di “Volodymyr Z.”, il cui cognome completo sarebbe “Zhuravlov”, secondo quanto riportato da Politico, citando il media svedese Expressen. La pista ucraina non è affatto una novità: se ne era parlato fin dal 7 marzo 2023, come riportato da Open riguardo ai sospetti dell’Intelligence Usa su un sabotaggio filo-ucraino, una notizia diffusa inizialmente dal New York Times in un articolo firmato da tre giornalisti della testata americana, tra cui Adam Goldman, vincitore di due premi Pulitzer. Ecco cosa sappiamo dal 2022 ad oggi.
Le indagini tedesche e la nave Andromeda
Il sabotaggio del 26 settembre 2022 dei gasdotti Nord Stream è stato oggetto di numerose accuse e congetture, ma la pista più solida riguarda l’indagine condotta dalle autorità tedesche. Il mandato di arresto emesso dalla Germania rafforza la pista ucraina, legata alla barca a vela Andromeda. L’imbarcazione risultava noleggiata il 6 settembre 2022 da una società con sede in Polonia, che, secondo quanto riportato da ZEIT il 7 marzo 2023, apparterrebbe a due ucraini. Secondo le indagini, l’equipaggio, composto da 6 persone non identificate (in possesso di passaporti falsi), avrebbe fatto tappa a Wiek (un comune situato sull’isola tedesca di Rügen) e a Christiansø (a nord-est dell’isola danese di Bornholm), per poi restituire l’imbarcazione in pessime condizioni ai proprietari.
A rafforzare questa pista è l’identificazione, tramite le riprese dell’8 settembre 2022 di un autovelox sull’isola tedesca di Rügen, di un furgone con targa ucraina. Si sostiene che all’interno del veicolo fosse trasportato l’esplosivo, successivamente caricato a bordo dell’Andromeda.
Il riscontro del DNA
A seguito delle perquisizioni delle autorità tedesche, a bordo dell’Andromeda vennero trovati residui di un esplosivo da demolizione noto come HMX, adatto per operazioni sottomarine. Gli inquirenti della polizia federale criminale tedesca (BKA), il 25 maggio 2023, ottennero dalla ex compagna del sospettato ucraino un campione del DNA del figlio. Confrontando questo campione con le tracce di DNA lasciate sull’imbarcazione, gli investigatori confermarono la presenza del sospettato a bordo dell’Andromeda.
La pista ucraina e Kiev
L’11 novembre 2023, il Washington Post, citando funzionari americani ed europei, indicò come colpevoli del sabotaggio del Nord Stream gli ucraini, in particolare un colonnello di nome Roman Chervinsky. Quest’ultimo, secondo la testata americana, avrebbe gestito la logistica e fornito supporto a una squadra di sei persone che, affittando una barca a vela, avrebbe eseguito l’operazione.
Ad oggi, come riportato recentemente dal Wall Street Journal, che avrebbe contattato una persona ritenuta coinvolta, il sabotaggio del Nord Stream da un gruppo filo-ucraino sarebbe avvenuto all’insaputa di Zelensky. Nel racconto fornito dall’intervistato, si sostiene che il Presidente ucraino avesse inizialmente intenzione di colpire il gasdotto, ma che, a seguito della scoperta del piano da parte della CIA, ordinò di non procedere più con l’operazione. Nonostante ciò, secondo il racconto, un gruppo di persone determinate decise di attuare comunque il sabotaggio.
La tesi del sabotaggio supportata fin dai primi giorni
Prima del 7 marzo 2023, erano circolate diverse tesi riguardanti il sabotaggio del Nord Stream, alcune dichiarate come tali, senza prove certe, mentre altre venivano diffuse con estrema sicurezza, supportate da prove che sono state successivamente smentite. Ripercorrendo gli articoli di Open, fin dal 27 settembre 2022 l’accaduto veniva indicato come un «sabotaggio mirato» secondo le autorità tedesche. Questa tesi era sostenuta da molti, ma per quanto riguarda i responsabili, iniziarono a circolare diverse ipotesi. La testata tedesca Tagesspiegel, in un articolo del 26 settembre 2022 (poi aggiornato al 30), ipotizzava che si trattasse di un «sabotaggio statale», attribuibile sia all’Ucraina e ai suoi alleati, sia alla Russia «sotto falsa bandiera», attraverso l’uso di un sommergibile o di sommozzatori assoldati per l’operazione.
Sempre il 27 settembre 2022, avevamo riportato gli avvertimenti della CIA alla Germania riguardo un possibile attacco mirato ai gasdotti. A rivelarlo è stata la testata tedesca Spiegel, sostenendo che l’intelligence statunitense aveva comunicato a Berlino che gli attacchi avrebbero preso di mira proprio i gasdotti Nord Stream 1 e 2.
Le accuse tra Stati Uniti e Russia
In una situazione di totale incertezza, Russia e gli Stati Uniti si rimpallavano le accuse.
Le prime accuse della Russia a USA e Regno Unito
Secondo Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, una dichiarazione del presidente degli Stati Uniti del 7 febbraio 2022 poteva ricondurre a una pista americana. A rafforzare le accuse di Mosca contro Washington fu un tweet (poi rimosso ma archiviato qui) dell’allora eurodeputato polacco Radek Sikorski. Il tweet mostrava una foto della schiuma sul mar Baltico con la scritta «Thank you, USA». Il 30 settembre 2022, l’agenzia Tass riportava una dichiarazione del capo del servizio di intelligence esteri di Mosca, in cui si sosteneva una «pista occidentale» e si affermava che, a suo parere, «l’Occidente sta facendo di tutto per nascondere i veri responsabili e organizzatori di questo attacco terroristico». Nell’ottobre 2022, la Russia iniziò ad accusare il Regno Unito, senza fornire prove.
Stando all’intervista di Tucker Carlson a Vladimir Putin, registrata a Mosca nel febbraio 2024, il leader russo continua a sostenere che dietro al sabotaggio del Nord Stream ci siano i servizi segreti americani, senza però fornire fonti o prove: «È stata la CIA a far esplodere Nord Stream».
Le imbarcazioni della marina russa
In un articolo del 29 settembre 2022 della CNN, citando funzionari dell’intelligence occidentale ed europea, riporta che nelle aree vicine al gasdotto erano state identificate delle imbarcazioni della marina russa, incluso un sommergibile russo. Secondo un funzionario militare danese, citato sempre dalla CNN, i russi operavano spesso e in maniera regolare nella zona e che ciò non indicava necessariamente che la Russia avesse causato i danni. Di fatto, all’epoca, qualunque imbarcazione o mezzo nell’area di interesse poteva essere sospettata.
La pista russa era stata in parte teorizzata, ma senza certezze, anche da Giampaolo Di Paola, già capo di Stato maggiore della Difesa, presidente del Comitato militare Nato e ministro della Difesa del governo Monti in un’intervista a QN: «Lì ci sono fondali di 80-100 metri, quindi facilmente raggiungibili. Il gasdotto può essere tecnicamente attaccato dall’interno o dall’esterno». In che modo? «L’interno è percorribile da un mezzo guidato da remoto che può entrare alla partenza, in Russia, o all’arrivo».
Le mancate prove contro la Russia
Le accuse rivolte alla Russia si sarebbero in parte placate a seguito delle dichiarazioni riportate dal Washington Post in un articolo del 21 dicembre 2022. Citando un funzionario europeo e facendo eco alle valutazioni di 23 funzionari diplomatici e dell’intelligence di nove Paesi intervistati nelle settimane precedenti, la testata americana ha rivelato che, dopo mesi di indagini, «non ci sono prove al momento che la Russia sia dietro al sabotaggio».
I diversi danni tra Nord Stream 1 e 2
Il 30 settembre 2022, attraverso una lettera congiunta inviata al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, i governi di Danimarca e Svezia affermavano che i danni riportati sui gasdotti Nord Stream erano probabilmente causati dalla detonazione di «diverse centinaia di chili di esplosivo». Sebbene non fossero ancora stati effettuati controlli visivi nei punti danneggiati del gasdotto, la lettera si basava su un rapporto dei sismologi, i quali avevano registrato movimenti simili a quelli provocati da esplosioni
I primi riscontri visivi
A partire dal 18 ottobre 2022 è stato possibile osservare i punti danneggiati del gasdotto. Le immagini furono diffuse dalla testata svedese Expressen, che pubblicò le registrazioni video di Nord Stream 1 effettuate dalla compagnia norvegese Blueye Robotics con l’ausilio di una telecamera subacquea. Le immagini mostravano evidenti pezzi mancanti o distrutti, confermando la presenza di un’esplosione.
Come sappiamo, le aree danneggiate erano due e distanti 80 km l’una dall’altra. Il 22 novembre 2022, la danese TV2 Bornholm riprese i danni al gasdotto Nord Stream 2. Le immagini furono commentate dall’analista ed esperto OSINT Oliver Alexander, riconosciuto per le sue analisi da testate internazionali come il Washington Post, Spiegel e Reuters. In un suo articolo del 26 febbraio 2023, Alexander descrisse le immagini riprese da TV2 Bornholm, evidenziando «una rottura relativamente netta nel punto delle saldature che collegano insieme due delle sezioni di tubo da 12 metri». Questa immagine contrastava con i danni osservati nel Nord Stream 1, dove era presente «una grande quantità di deformazioni e danni sia al tubo di acciaio che alla guaina di cemento».
Le ipotesi sulle prime immagini
Vista tale differenza di danno, l’analista propose la possibilità che la rottura del Nord Stream 2 fosse accidentale, potenzialmente dovuta «alla scarsa qualità dei lavori svolti dall’Akademik Cherskiy [imbarcazione battente bandiera russa che operava nel Nord Stream 2, ndr], a causa di una nave inadeguata e di un equipaggio inesperto». A rafforzare l’ipotesi dell’incidente è la mancanza di una dichiarazione pubblica da parte del Governo danese riguardo al ritrovamento certo di residui di esplosivo sul sito del Nord Stream 2, contrariamente a quanto dichiarato dal Governo svedese per il Nord Stream 1.
Sulla questione della manutenzione, nell’ottobre 2022 il britannico The Guardian aveva proposto un’ulteriore ipotesi, senza darla per certa: «A piazzare le bombe che hanno provocato quattro falle a circa 80 metri di profondità nelle zone economiche esclusive di Svezia e Danimarca potrebbero essere stati i robot di manutenzione che operano all’interno della struttura del gasdotto durante lavori di riparazione». Un’altra ipotesi è stata avanzata, sempre nell’ottobre 2022, dall’analista H.I. Sutton, esperto in sottomarini, il quale ipotizzava che gli ordigni fossero stati piazzati con largo anticipo tramite droni subacquei, inseriti durante la fase di costruzione del gasdotto.
Le seconde immagini del Nord Stream 2
Bisognerà aspettare il mese di giugno 2023 per riscontrare che anche il Nord Stream 2 sarebbe stato danneggiato da piccole cariche esplosive. A sostenere questa ipotesi fu un consorzio di giornalisti del quotidiano francese Libération, del network danese TV2, della tedesca RTL e del quotidiano danese Ekstra Bladet. Il lavoro dei giornalisti si basò sulle riprese delle condutture danneggiate, realizzate da un team di esperti con l’ausilio di un drone collegato alla loro imbarcazione. Rispetto alle precedenti riprese, le nuove immagini rivelavano una parte della conduttura lacerata e attorcigliata verso l’interno del tubo. Secondo gli esperti consultati dal consorzio, questi segni dimostrerebbero l’utilizzo di piccole cariche esplosive, di qualche chilogrammo, posizionate direttamente sul tubo.
Le teorie infondate
Rispetto alle ipotesi, basate su delle osservazioni e non date per certe, iniziarono a circolare teorie che pretendevano di essere fondate sui fatti.
Il P-8 Poseidon e il sito “satirico”
Il 7 ottobre 2022 iniziò a circolare la teoria che indicava come colpevole un «aereo anti-sottomarino P-8 Poseidon della US Navy». Secondo un articolo pubblicato all’epoca dal sito RealRawNews, i piloti e l’equipaggio sarebbero stati arrestati tra il 3 e il 4 ottobre 2022 con l’accusa di aver danneggiato il gasdotto Nord Stream. Tuttavia, c’era un problema: il sito si dichiara apertamente “satirico”, ma è stato creduto da molti come attendibile. Il sito “burlone” potrebbe aver preso spunto da un articolo di Reuters che menzionava un aereo P-8 Poseidon appartenente alla Marina degli Stati Uniti, il quale aveva sorvolato l’area delle esplosioni del Nord Stream poche ore dopo l’evento, durante una ricognizione di routine.
L’infondato SMS di Liz Truss
A seguito delle accuse russe nei confronti del Regno Unito, iniziò a circolare la teoria di un presunto SMS inviato dall’ex primo ministro britannico Liz Truss al segretario di Stato americano Antony Blinken il giorno dell’attacco al gasdotto Nord Stream. Il testo del messaggio, secondo questa teoria, confermerebbe il coinvolgimento del Regno Unito nel sabotaggio del gasdotto. Tuttavia, non esiste alcuna prova concreta di ciò. Le accuse rivolte a Truss vennero presentate dal segretario del Consiglio di sicurezza russo Nikolaj Patrushev, che si basò su un tweet dell’imprenditore Kim Dotcom. Anche quest’ultimo, però, non ha fornito prove solide a sostegno dell’esistenza dell’SMS.
La teoria infondata di Hersh
L’8 febbraio 2023, Seymour Hersh, giornalista investigativo americano e Premio Pulitzer nel 1970, pubblicò un articolo sul proprio blog su Substack in cui affermava con sicurezza, basandosi su una fonte anonima, che dietro il sabotaggio del Nord Stream ci fossero gli Stati Uniti in collaborazione con la Norvegia, sfruttando come copertura un’esercitazione annuale della NATO nel Mar Baltico. Oltre al contenuto dell’articolo, Hersh diffuse numerosi dettagli a sostegno della sua teoria, includendo i nomi delle navi norvegesi e la presenza di un P-8 Poseidon della Marina americana. Secondo Hersh, questo aereo avrebbe sorvolato il luogo delle esplosioni lanciando una sonda per attivare gli esplosivi. Tuttavia, è stato verificato che l’aereo sorvolò l’area solo ore dopo l’evento, smentendo così parte della sua ricostruzione.
La teoria di Hersh è stata smentita dalle analisi di Joe Galvin, esperto OSINT del The Outlaw Ocean Project, e dall’analista OSINT Oliver Alexander. Le imbarcazioni norvegesi citate non potevano trovarsi nel luogo indicato da Hersh. Una di queste era già fuori uso dal 9 novembre 2012 e rimase ormeggiata nella base navale di Haakonsvern fino al 29 giugno 2022, quando venne trasferita per essere demolita. Gli esperti hanno verificato queste informazioni non solo attraverso la documentazione fornita dai sistemi di tracciamento, ma anche tramite immagini satellitari.
Ad oggi, dopo le analisi di Open e citando esperti, la narrazione di Seymour Hersh viene bollata come infondata e contenente informazioni false da diversi media internazionali, tra cui la testata tedesca Spiegel, Wired, El Pais e altri ancora. Il 18 marzo 2023, un corposo articolo di verifica della testata norvegese Journalisten smentiva ulteriormente la narrazione del giornalista americano, mettendo in discussione le sue affermazioni riguardo al sabotaggio del Nord Stream.
La teoria di Hersh venne rubata successivamente dal propagandista americano filorusso John Dougan.
La nave Andromeda e le accuse di Hersh
A seguito della notizia del mandato di arresto emesso dalla Germania nei confronti del sub ucraino, è iniziata a circolare la voce che questa avrebbe confermato quanto pubblicato nel 2023 da Seymour Hersh sul sabotaggio del Nord Stream. In realtà, il Premio Pulitzer non indicò la pista di un gruppo filo-ucraino con a bordo un sub ucraino, ma avanzò la teoria infondata, supportata da prove inconsistenti, che accusava gli Stati Uniti e la Norvegia.
Dopo le rivelazioni del New York Times del 7 marzo 2023, Seymour Hersh pubblicò un articolo su Substack il 5 aprile 2023 in cui definì i sospetti sull’imbarcazione Andromeda come “una storia di copertura”. Hersh affermò che i subacquei e l’equipaggio coinvolti fossero inesistenti e che tutta la vicenda fosse una fabbricazione della CIA destinata al New York Times e a due importanti testate tedesche. Di fatto, Hersh continuò a sostenere la sua teoria di un’operazione congiunta tra USA e Norvegia, respingendo tutte le altre ipotesi e definendole false.
Conclusioni
Dovremmo attendere ulteriori sviluppi, ma ad oggi, l’unica pista percorribile è quella dell’imbarcazione Andromeda e del sub ucraino, supportata da vari elementi concreti. Il mandato di arresto risponde a molte delle domande rimaste senza risposta dal 7 marzo 2023, quando venne diffusa per la prima volta l’ipotesi, tra le tante in circolazione, di un gruppo filo-ucraino come responsabile del sabotaggio.
Nota – Parte dell’immagine dell’articolo è stata generata tramite l’uso dell’AI.
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