Gaza, iniziati a Doha i negoziati per il cessate il fuoco senza Hamas. Nella Striscia superate le 40mila vittime
È iniziato intorno alle 14 (ora italiana) il vertice a Doha sulla guerra a Gaza tra Israele e Hamas scoppiata dopo gli attacchi del 7 ottobre. Lo avevano dato come il negoziato di Ferragosto, ma probabilmente l’accordo su un cessate il fuoco su Gaza è tutt’altro che definito. Hamas non parteciperà oggi al nuovo round di colloqui previsto in Qatar, affievolendo le speranze di una tregua. Eppure, il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby ha parlato di «un inizio promettente». L’incontro è stato voluto con urgenza dal Presidente degli Stati Uniti Joe Biden che l’ha anche caricato di aspettative ribattezzandolo “vertice”. I mediatori, infatti, non dovrebbero abbandonare il tavolo negoziale senza un accordo e infatti lo stesso Kirby prevede già uno slittamento nella giornata di venerdì 16 agosto. I negoziati si stanno svolgendo con la partecipazione di funzionari di Israele, Qatar, Stati Uniti ed Egitto. I mediatori prevedono di incontrare Hamas dopo i colloqui di Doha. «Non parteciperemo ai negoziati al solo scopo di negoziare. C’è una proposta approvata dal Consiglio di Sicurezza Onu che dobbiamo attuare. Ci deve essere un ritiro totale di Israele dalla Striscia di Gaza»: lo ha ribadito un dirigente di Hamas, Mahmoud Mardawi, a Sky News Arabia. Hamas ritiene buono il progetto presentato il 27 maggio che prevede tre fasi, dal cessate il fuoco fino alla ricostruzione della Striscia di Gaza. Il gabinetto di sicurezza israeliano si riunirà stasera a Tel Aviv alle 21 (le 20 in Italia), nella sala di comando sotterranea del quartier generale militare di Kirya. A riferirlo è Ynet. Intanto, il ministero della Salute di Gaza, guidato da Hamas, ha annunciato che il bilancio dei palestinesi uccisi dall’inizio della guerra ha superato la soglia dei 40mila, toccando quota 40.005 dopo l’aggiunta di 40 nuove vittime nelle ultime 24 ore. Proprio qui si recherà il presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen come ha annunciato in una sessione straordinaria del parlamento turco: «Ho deciso di andare a Gaza con altri fratelli della leadership palestinese. Andrò. Anche se mi costerà la vita. La nostra vita non vale più di quella di un bambino».
Le posizioni
A Doha per Israele ci sono: David Barnea, direttore del Mossad; il generale Nitzan Alon; Ronen Bar, capo dei servizi segreti interni. Il premier israeliano Benjamin Netanyah ha anche inviato un suo referente, con il ruolo di osservatore, Ophir Falk. Al tavolo siedono anche William Burns, capo della Cia, Abbas Kamel, capo delle spie egiziane, e Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani, premier qatariota e ministro degli esteri. I delegati dei diversi Paesi esamineranno il documento presentato il 27 maggio. Su di questo Hamas e Netanyahu si sono rimpallati le accuse di modifiche arbitrarie. Il New York Times aveva rivelato che Bibi, com’è chiamato in patria, aveva imposto nuove condizioni, linee rosse come il controllo del Corridoio Filadelfia (al confine con l’Egitto) o il monitoraggio di tutti coloro che fossero tornati nel nord di Gaza. Secondo il governo israeliano era invece stato Hamas a modificare gli accordi con 29 appunti. Nella giornata di giovedì 15 agosto i delegati si concentreranno però solo su una parte dell’accordo, spiega Kirby: «Sui dettagli dell’implementazione. Non prevediamo di uscire oggi con un accordo, prevediamo che i colloqui continuino anche domani. Non stiamo avendo un dibattito sulla struttura dell’accordo. Siamo a un punto in cui il quadro dell’accordo è generalmente accettato e le lacune da colmare riguardano la sua attuazione».
Le fasi
Il documento che rappresenta una base negoziale da approvare e da cui partire illustra tre fasi attraverso cui arrivare alla risoluzione del conflitto. Fase uno, dalla durata di 42 giorni. Ritiro per tappe delle truppe israeliane fino a oltre il Corridoio di Netzarim, al nord della Striscia, che divide il territorio in due. Il gruppo terroristico palestinese dovrà rilasciare 33 dei 114 ostaggi ancora sequestrati. Il governo israeliano in contraccambio libererà 30 detenuti palestinesi per ogni ostaggio rilasciato. Aumenteranno gli aiuti internazionali. Fase due, cessate il fuoco permanente. Hamas libererà gli ostaggi rimanenti in cambio di nuovi detenuti nelle carceri israeliane. In questa fase è previsto il ritiro definitivo delle truppe di Tel Aviv. Fase tre, di altri 42 giorni. Hamas e Israele provvederanno alla restituzione reciproca dei corpi. Inizierà la ricostruzione della Striscia.
Il Nyt: Israele ha già ottenuto il massimo a livello militare
«Israele ha ottenuto tutto ciò che poteva militarmente a Gaza, secondo alti funzionari americani, che affermano che i continui bombardamenti non fanno che aumentare i rischi per i civili», riporta oggi il New York Times sottolineando che «mentre l’amministrazione Biden si affretta a rimettere in carreggiata i negoziati per il cessate il fuoco, un numero crescente di funzionari della sicurezza nazionale in tutto il governo ha affermato che l’esercito israeliano ha gravemente respinto Hamas ma non sarà mai in grado di eliminare completamente il gruppo». «Sotto molti aspetti – sottolinea il quotidiano americano – l’operazione militare di Israele ha causato molti più danni ad Hamas di quanto i funzionari statunitensi avessero previsto quando è iniziata la guerra in ottobre».
La riunione del gabinetto israeliano
L’incontro della scorsa settimana nel quartier generale militare di Kirya è stato il primo dopo quello della notte tra il 13 e il 14 aprile, quando l’Iran ha lanciato circa 300 missili e droni contro Israele, quasi tutti intercettati. Secondo quanto riporta oggi Haaretz l’amministrazione Biden potrebbe offrire a Israele e Hamas una proposta sì o no senza ulteriori trattative e, se Netanyahu si rifiutasse, Washington non solo darebbe la colpa al primo ministro per il fallimento, ma potrebbe anche prendere ulteriori misure contro l’estrema destra nel suo governo. L’emittente araba Al Jazeera ha detto che le forze israeliane hanno lanciato «attacchi di artiglieria sul quartiere di Sabra, nella parte settentrionale di Gaza City, e su una casa nell’area di Maen, nella città meridionale di Khan Younis». Tre persone erano state uccise e diverse ferite in un precedente blitz su una casa a Sabra.
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