John Elkann svaluta di nuovo Repubblica che ora vale 65,5 milioni. Conti in rosso per Gedi e pesa ancora l’inchiesta prepensionamenti Inps

Pesa sui conti del gruppo Gedi il caso giudiziario dei prepensionamenti dei giornalisti, su cui la procura di Roma aveva ipotizzato la truffa all’Inps

Il quotidiano La Repubblica oggi vale 65,5 milioni di euro dopo che nel 2023 la testata è stata nuovamente svalutata di 24,1 milioni di euro. Sceso ancora più sensibilmente il valore della ex Finegil, il gruppo di quotidiani locali collegato a quello fondato da Eugenio Scalfari, che oggi vale 10,2 milioni di euro dopo una maxi-svalutazione da 46,3 milioni di euro operata durante il 2023. Sono i dati contenuti nel bilancio consolidato 2023 di Gedi, il gruppo editoriale presieduto da John Elkann.


La speranza che era nata con l’utile 2022 si è spenta: rosso di 103 milioni nel 2023

Già negli anni precedenti le partecipazioni di Gedi erano state svalutate per l’andamento dei loro conti e la discesa dei valori nei mercati di riferimento. Poi il 2022 aveva fatto pensare all’anno della svolta anche grazie agli incassi digitali: dopo anni in perdita il gruppo aveva chiuso il bilancio in utile di 2 milioni di euro. Ma è stata una breve illusione, perché come noto fin dal mese di aprile 2024 grazie alla documentazione trasmessa alla autorità di borsa americana, Gedi ha chiuso il 2023 con una perdita netta di 103 milioni di euro nonostante la vendita di numerose testate locali che aveva in portafoglio.


Giù anche i ricavi, più che dimezzato il valore di testate e marchi

Anche i ricavi sono scesi dagli oltre 489 milioni di euro del 2022 ai 480,1 milioni di euro del 2023. Di questa somma 183,7 milioni di euro sono ricavi dalle pubblicazioni e 262,7 milioni di euro i ricavi dalla pubblicità (ci sono poi ricavi diversi per 33,6 milioni di euro). La vendita delle testate e le svalutazioni delle altre rimaste in portafoglio hanno comportato una variazione significativa nello stato patrimoniale, dove la voce testata e marchi che nel 2022 era iscritta per 192,3 milioni di euro alla fine dell’anno successivo si è più che dimezzata scendendo a 89 milioni di euro. Resta invariato invece a 92,7 milioni di euro il valore delle frequenze radiofoniche (il settore più in salute del gruppo).

La cassa condizionata dall’inchiesta sulla presunta truffa all’Inps per i prepensionamenti

Pesa ancora sui conti del gruppo la vicenda giudiziaria dei prepensionamenti dei giornalisti su cui la procura di Roma aveva ipotizzato la truffa all’Inps. «I crediti e altre attività finanziarie», scrivono nella loro relazione gli amministratori di Gedi, «includono tra l’altro l’ammontare di cassa attualmente indisponibile per il Gruppo in quanto sottoposto a sequestro o ad altri provvedimenti giudiziari. Tale importo, pari a euro 22,8 milioni si riferisce all’indagine notificata nel 2021 con informazione di garanzia e risulta pertanto escluso dalle disponibilità liquide». In altro capitolo della relazione si spiega che gli esborsi finora avvenuti nei confronti di Inps per quella vicenda ammontano a 11,3 milioni di euro.

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