Pilato quarta a Parigi 2024, la giornalista Rai Caporale dopo le polemiche: «Nelle mie domande nessuna malizia. Ma quanto odio social»
Elisabetta Caporale nella sua lunga carriera come giornalista sportiva in Rai ha sempre posto le domande. Ora, dopo le polemiche scoppiate in seguito alla sua intervista a Benedetta Pilato, post quarto posto nei 100 m rana a Parigi 2024, e soprattutto dopo il commento di Elisa Di Francisca, Caporale in un’intervista al Corriere della Sera ricostruisce quale era il suo intento. «Rispetto anche l’ultimo arrivato: il rispetto viene prima di tutto».
L’intervista a Pilato: «Senza alcuna malizia»
«Stavo nella mixed zone del nuoto, arriva Benedetta, quarta nei 100 rana per un centesimo. Mi dice che è il giorno più bello della sua vita». Caporale spiega i momenti dell’intervista e motiva anche la domanda della “discordia”: «Senza alcuna malizia, le chiedo: ma veramente? Apriti cielo. Parte un’onda di insulti. Cosa avrò mai detto? Ero sorpresa, amareggiata per lei, che è un’atleta fortissima. Un centesimo dal podio: non è che devi essere per forza arrabbiata, ma insomma… Poteva anche essere ironica, Benedetta, in quel momento. Sono stata morbida, per nulla inquisitoria. Volevo capire». Ma il colloquio con Pilato è proseguito e Caporale in lei non aveva colto alcun segnale di fastidio per quella domanda fatta di pancia: «Si parlava, la conversazione è proseguita senza che Benedetta desse l’impressione di essersi offesa, men che meno infastidita. La diretta è così, all’impronta. Mi è dispiaciuto delle critiche. Tutti parlano, spesso senza sapere, magari non avendo mai seguito il nuoto».
Le scuse con Pilato
Infatti, online subito sono scoppiate le critiche e molti utenti hanno giudicato come inopportuna e sbagliata la domanda posta da Caporale. Informata dai colleghi, perché non ha profili personali sui social, di quanto si stava scatenando nelle piattaforme, la giornalista ha voluto contattare in privato la nuotatrice: «Le ho scritto appena ho visto il putiferio che era scoppiato. Lei ha risposto con un cuoricino: “Tranquilla, Eli, spiace a me che tu sia stata tirata in mezzo”. Il suo messaggio mi ha tranquillizzata. Forse non avevo commesso un reato così grave… L’ultima cosa che voglio è che gli atleti ci rimangano male per le mie domande».
La gestione dell’odio
«Ho respinto l’onda di odio diffuso e sono andata avanti. Ho proseguito il mio lavoro, che può anche non piacere: non tutti devono gradire il mio modo di fare e di essere. Gli amici, i colleghi mi dicevano: fattela scivolare addosso. Ma tra il dire e il fare c’è una bella differenza», ammette la giornalista. Per prudenza ha deciso anche di contattare i vertici dell’emittente: «Ho sentito subito il direttore: “Elisabetta, non hai fatto niente di sbagliato, vai avanti”. Ho avuto solidarietà dai colleghi, che mi conoscono: erano tutti stupiti». Le aggressioni online hanno però fatto breccia in Caporale nei giorni seguenti impegnata in nuove interviste con i nuotatori: «Li intervistavo e una parte del mio cervello si chiedeva: “Starai dicendo la cosa giusta?”. È stato tanto, troppo odio. Mi sono sforzata perché non condizionasse il resto delle mie Olimpiadi: volevo godermi le gare e continuare a fare il mio lavoro al meglio». Ma riconosce: «Nonostante questo neo, è stata una bellissima Olimpiade».
Come gli atleti azzurri vivono i quarti posti
La giornalista fa anche una riflessione su come ogni atleta reagisca al mancato raggiungimento del podio: «I quarti posti a Parigi hanno avuto tante valenze diverse: Sottile nell’alto era incredulo, Larissa Iapichino nel lungo si è data della bischera, due modi agli antipodi di vivere il momento. Stano ha visto il podio, Acerenza ha fatto una gara meravigliosa ed è rimasto senza medaglia per una bracciata, povero. Ovvio che ci rimani male. Geniale l’idea del presidente Mattarella, che riceverà tutti al Quirinale».
La carriera come commentatrice del nuoto
In Rai dal 1992, Caporale è una delle voci storiche delle dirette sportive dell’emittente pubblica e ha seguito dieci Olimpiadi microfono in mano. Il rapporto con gli atleti è molto stretto perché coltivato negli anni, sin dalle prime competizioni giovanili: «Io sono in mixed zone proprio per dare loro voce. Conosco Benedetta da quando ha 14 anni, come Federica Pellegrini. A Gregorio Paltrinieri ho fatto la prima intervista che aveva 17 anni. E loro conoscono me. Sanno che lavoro con serietà, passione, coinvolgimento. Ripeto: mi dispiace, sono basita», racconta la giornalista tornando alle polemiche. E ricorda anche un episodio utile a spiegare la relazione con gli atleti: «Successe al Mondiale di Roma, nel 2009. Federica Pellegrini vince l’oro, viene in mixed zone e, di sua iniziativa, mi abbraccia». Una lunga carriera che le ha permesso anche di seguire lo sviluppo degli atleti come comunicatori: «Ceccon è diventato un parlatore ma all’inizio era davvero difficile tirargli fuori qualche parola di felicità. È molto cresciuto. La stessa Federica è cambiata totalmente. Il bello del mio lavoro è vedere gli atleti diventare grandi, sentirli esprimersi e notare come si evolvono. Fede all’inizio faceva molta fatica a raccontarsi: è diventata un’oratrice. Ma oggi, in generale, sono tutti più spigliati».
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