Sul sito di Vatican News un’opera di Rupnik a Ferragosto: «Affronto alle vittime di abusi»

«Penso che ce ne siano troppe di opere di Rupnik perché troppi pensavano di compiacere il Papa», ha commentato sui social lo storico Alberto Melloni

Le polemiche riguardo alla presenza delle opere di padre Marko Rupnik, l’artista ed ex gesuita ora sotto processo in Vaticano per abusi sessuali ai danni di alcune religiose, continuano a infiammare il dibattito pubblico e si estendono anche ai media della Santa Sede. In particolare, le critiche si sono amplificate online, con un focus su un’opera di Rupnik ancora visibile su VaticanNews, il portale informativo del Vaticano. Alberto Melloni, storico del cristianesimo, ha sollevato la questione su X in occasione della festa dell’Assunta di ieri 15 agosto, sottolineando come la permanenza di questo mosaico possa rappresentare – a suo avviso – un simbolo di mal gestita sensibilità e un segno di «oscuri legami».


«Vogliono compiacere il Papa»

«Nel sito @VaticanNews sulle letture dell’Assunzione è rimasto un mosaico di p. Rupnik che non è esattamente infungibile», ha scritto lo storico sul social di Musk. «Il partito del #TooLittleTooLate (troppo poco, troppo tardi, ndr) vi vedrà la prova di oscuri legami; chi vuol prendere in castagna il papa sarà contento; le vittime si sentiranno più ferite», ha aggiunto. Secondo Melloni, la situazione non fa altro che alimentare il risentimento di chi ritiene che le vittime di Rupnik siano state ulteriormente ferite da queste scelte e che il Papa stesso potrebbe essere coinvolto in una presunta trama di opportunismo.


Melloni ha poi commentato ulteriormente su X, con una serie di altri tweet, affermando di non sapere se e quando le opere di Rupnik saranno rimosse, ma ha osservato che vi è una grande quantità di lavori dell’artista che potrebbero essere considerati come tentativi di compiacere la visione papale attraverso un «gusto pretesco mediocre». Lo storico ha infatti dichiarato: «Penso che ce ne siano troppe (di opere di Rupnik, ndr) perché troppi pensavano di compiacere il papa. Ma immagino che nessuna comunità dove viva una delle sue vittime possa imporle di non chiederne la demolizione».

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