Omicidio Sharon Verzeni, esaminati 40 profili di Dna: «Si sa già se il killer è uomo o donna»

Ne è convinto il genetista Giuseppe Novelli dell’Università di Roma Tor Vergata, che nel 2014 per il caso di Yara Gambirasio aveva coordinato la mappa del Dna di quello che allora era definito “Ignoto 1”

Gl investigatori sperano che dai 40 campioni di Dna già prelevati tra i residenti nel paese di Terno d’Isola, nel Bergamasco, emerga qualche dettaglio in più, magari decisivo, sull’omicidio di Sharon Verzeni. La 33enne è stata accoltellata quattro volte per strada durante una delle sue camminate notturne. Secondo chi indaga, è molto probabile che la vittima conoscesse il suo assassino. O la sua assassina, perché al momento non è escluso che il killer sia una donna. Tra i 40 profili esaminati, oltre agli abitanti della zona ci sono anche i familiari e i soccorritori, per escludere le persone che si sono occupate di lei dopo la richiesta di soccorso inviata dalla giovane al 118 la sera dell’omicidio. I campioni verranno confrontati con gli indumenti della donna, con i campioni prelevati durante l’autopsia e anche con alcuni coltelli recuperati nella prima fase delle indagini. Secondo il genetista Giuseppe Novelli, dell’Università di Roma Tor Vergata, che nel 2014 per il caso di Yara Gambirasio aveva coordinato la mappa del Dna di quello che allora era definito “Ignoto 1”, gli inquirenti già sanno che a uccidere è stato un uomo o una donna: «Il confronto con altri profili genetici è infatti possibile solo se è stato fatto il profilo del Dna, ottenuto dalle tracce trovate sulla vittima o sulla scena del delitto».


Omicidio Sharon Verzeni, tutti i dubbi degli inquirenti

A tre settimane dall’efferato omicidio di Verzeni, lo scorso 30 luglio all’1 di notte, i dubbi sono ancora tanti. Per il momento non è possibile escludere che a ucciderla sia stato uno sconosciuto, senza un movente specifico. Una ipotesi che spaventa i residenti di zona, che si augurano che il killer venga presto individuato. Qualche elemento che fa propendere per l’ipotesi del killer “conoscente” della vittima comunque c’è, seppur non decisivo. Come quel buco nel girato delle telecamere, che riprendono Verzeni all’imbocco di via Castegnate e poi per tre minuti più nulla, nonostante un tragitto di poco meno di 200 metri. La 33enne potrebbe aver incontrato qualcuno che conosceva, che l’attendeva proprio lì per tenderle un agguato, e potrebbe essersi fermata a fare due chiacchiere. Solo ipotesi per ora, dalle oltre 100 ore di girato di tutte le telecamere di zona non emerge molto altro. Anche l’identità dell’ignoto che è passato in bici in quei minuti, e che potrebbe avere qualche informazione utile, rimane sconosciuta. E nemmeno la situazione familiare della donna dà più certezze: il lavoro al bar Vanilla di Brembate, la lettura di qualche libro nel tempo libero, la convivenza con Sergio Ruocco – il cui alibi per la notte del delitto è stato più volte confermato -, le passeggiate serali per ovviare al caldo e per seguire le indicazioni del dietologo per dimagrire prima di scegliere il vestito da sposa e, di recente, l’avvicinamento a un gruppo di Scientology consigliatole dalle colleghe del bar. Poche amicizie, poche frequentazioni, pochi contatti anche nel cellulare, la cui copia forense è al vaglio degli inquirenti. Non ci sarebbero però chiamate o messaggio fatti o ricevuti mentre Sharon passeggiava.


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