Il medico morso dal ragno violino: «Non è letale, ma un’infezione porta alla necrosi: il vero pericolo è il tempo»

L’infettivologo Francesco Menichetti racconta la sua esperienza personale, dopo che un ragno violino lo aveva punto. Il caso del 23enne morto a Bari e la diagnosi tardiva sull’infezione di un batterio

Sarebbe stata un’infezione batterica a portare alla morte di Giuseppe Russo, il 23enne deceduto al Policlinico di Bari dopo essere stato ricoverato in altri due ospedali del Salento. Un’odissea iniziata con il morso di un ragno violino, che secondo i medici però non sarebbe stato la causa del decesso. Ma è possibile che il morso dell’aracnide abbia aperto il varco all’infezione che ha causato poi la necrosi a più organi del corpo. Un’infezione che sarebbe sfuggita ai primi controlli nei due ospedali nel Salento in cui è stato ricoverato il ragazzo. E quel sospetto viene avallato anche dall’infettivologo Francesco Manichetti, che a Repubblica raconta di essere stato a sua volta punto dal ragno violino.


Il medico punto dal ragno violino

Menichetti, ex primario e professore a Pisa, ha spiegato che quattro anni fa il ragno violino lo ha punto all’avambraccio, nonostante le maniche lunghe. Si trovava in una legnaia, durante un soggiorno estivo in una casa nel bosco a Seravezza, in provincia di Lucca. «Lì per lì sembrava una banale puntura d’insetto, ma dopo qualche minuto il prurito è diventato più intenso. Attorno alla puntura si è formato un alone nerastro, che indicava la necrosi: la morte dei tessuti cutanei attorno al morso. Allora ho deciso di telefonare a un collega medico».


L’ipotesi della fascite necrotizzante

Sul caso del 23enne morto in Puglia dopo il morso del ragno violino, Menichetti assicura: «Non mi risulta che il suo morso sia letale. Né i colleghi che mi hanno visitato erano allarmati da questo punto di vista. Essere punti da un ragno violino non è un’esperienza piacevole, ma non la descriverei nemmeno come drammatica». Anche lui sospetta che il 23enne sia morto per una fascite necrotizzante, che può avvenire anche ferendosi con una scheggia che penetra in profondità nella pelle: «Se quella scheggia ospita un particolare batterio della famiglia degli streptococchi, battezzato appunto “mangiapane”, può creare una necrosi che si allarga in profondità».

Il cortisone per il morso del ragno violino

Se per il morso del ragno violino, i colleghi gli avevano suggerito di usare una pomata al cortisone e disinfettante, per evitare il rischio di fascite necrotizzante, Menichetti spiega che il tempo è fondamentale. Ci sono casi in cui il paziente neanche ricorda di essersi ferito, ma «sente dolore atroce. Dall’esterno la pelle è normale, non si vede nulla di anomalo fino alle fasi avanzate della malattia».

Subito in sala operatoria

Perciò spiega l’infettivologo, non si può escludere che l’infezione del batterio possa arrivare con il morso del ragno violino. Quando esiste un dubbio bisogna subito rivolgersi a un medico. E se viene confermato il sospetto, il medico «deve mandare di corsa il paziente in sala operatoria».

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