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Dall’Ape Maia a Luis Miguel cosa ricordate degli anni ’80? La top ten dei tormentoni (estivi) d’epoca – La serie

18 Agosto 2024 - 10:07 Gabriele Fazio

Raf – Cosa resterà degli anni ’80 (1989)

Oggi guardiamo a Raf come colui che ha firmato e anche cantato alcuni dei più importanti capolavori della storia della musica italiana, nel 1989 la situazione era ben diversa, ma per spiegarla serve fare un passo indietro di una decina d’anni. Il giovane Raffaele Riefoli, così all’anagrafe, sta a Londra, fa il lavapiatti e sogna una carriera musicale nel mondo del punk-rock, lì incontra Ghigo Renzulli, futuro chitarrista dei Litfiba, e fondano insieme i Cafè Caracas. Il progetto non è memorabile, la loro versione di Tintarella di luna diciamo che entusiasma fino ad un certo punto, ma permette al ragazzo di entrare in contatto con la scena rock fiorentina, particolarmente florida in quegli anni, dove conoscerà Giancarlo Bigazzi, personaggio fondamentale della storia del nostro pop. Insieme nel 1983 scrivono Self Control, un progetto che sfugge completamente dalle loro mani, diventando uno dei più importanti successi italiani all’estero di tutti i tempi, tanto da spingere Laura Branigan, che aveva già portato al successo oltreoceano Gloria di Umberto Tozzi, a farne una cover, facendo registrare al brano numeri da capogiro. Quella dell’hitmaker è un’etichetta che Raf ci metterà anni a scrollarsi di dosso e il sogno punk sfuma velocemente. In compenso la carriera da autore pop sembra essere totalmente nelle sue corde, scrive infatti Si può dare di più con cui il trio Morandi-Ruggeri-Tozzi si aggiudica il Festival di Sanremo del 1987 e sempre nello stesso anno si classifica terzo insieme all’amico Umberto Tozzi all’Eurovision Song Contest con quel capolavoro di Gente di mare, con il quale per la prima volta canta in italiano. Nel 1988, sempre a proposito di capolavori (e quanti ne scriverà Riefoli) partecipa per la prima volta in prima persona a Sanremo con Inevitabile follia, forse uno dei più bei brani della storia della kermesse, ma fuori dal recinto delle hit viene guardato ancora storto. Con questi presupposti l’anno dopo è dunque accolto da pubblico e critica, ancora a Sanremo, Cosa resterà degli anni ’80, che non colpisce subito nel segno non riuscendo ad andare oltre un anonimo quindicesimo posto. Il brano tra l’altro segna anche il debutto accanto a Bigazzi come autore di Beppe Dati, che poi in futuro scriverà con Raf Oggi un Dio non ho, con Marco Masini Disperato, per Mia Martini Gli uomini non cambiano e insieme a Francesco Guccini Cirano e Don Chisciotte. Raf tentò di spiegare ai tempi che il disimpegno tipico dei giovani degli ’80 non vuol dire che fossero, citiamo, «degli scemi». Per fortuna il pubblico riesce a riconoscere l’essenza di un brano che andrà talmente bene da rimanere punto di riferimento musicale assoluto nel momento in cui si desidera rimembrare quello strano decennio. Cosa resterà degli anni ’80 è quasi una domanda esistenziale, sembra raccontare quella parentesi di tempo, ma forse ancor meglio riesce a rappresentarla. Un decennio talmente denso di rivoluzioni a livello mondiale che passa velocemente, «Anni come giorni son volati via» infatti dicono i primi versi, e poi i riferimenti alla storia, al consumismo, anche musicale con quel beffardo «Won’t you break my heart?». Raf, Bigazzi e Dati ci offrono una carrellata di immagini da salutare, «Brevi fotogrammi», con una malinconia di fondo nel doverli salutare forse con la percezione nel cuore che non torneranno mai più e che ciò che verrà, non avranno torto, non sarà un tempo altrettanto spensierato. Cosa resterà degli anni ’80 segnerà una svolta fondamentale nella carriera di Raf, che quell’estate vincerà il Festivalbar con Ti pretendo e tornerà alle hit estive negli anni successivi con brani come Sei la più bella del mondo e Infinito.