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Dall’Ape Maia a Luis Miguel cosa ricordate degli anni ’80? La top ten dei tormentoni (estivi) d’epoca – La serie

18 Agosto 2024 - 10:07 Gabriele Fazio

Luis Miguel – Noi, ragazzi di oggi (1985)

Noi, ragazzi di oggi è il tipico esempio di canzone che vince il Festival di Sanremo senza vincere il Festival di Sanremo. Arriverà infatti solo seconda nella classifica finale della kermesse ma risulterà essere il brano più venduto della playlist di quella edizione. Un destino scritto dato che ricalca quello di chi la canzone l’ha scritta: Toto Cutugno, eterno secondo quando si tratta di Sanremo. L’altro autore del brano è invece Cristiano Minellono, che fino a quel giorno aveva scritto Comprami per Viola Valentino, Soli per Adriano Celentano, Felicità e Ci Sarà per Al Bano e Romina Power, Mamma Maria e Se m’innamoro per i Ricchi e Poveri e, proprio per Toto Cutugno, L’italiano. Robetta. D’altra parte il progetto Luis Miguel, al quale la canzone viene affidata, nonostante abbia solo 15 anni, è gigante: Sanremo serve a questo cantante messicano (ma di mamma italiana, scomparsa nel nulla nel 1986) soprannominato «El Sol de México» come rampa di lancio verso l’Europa dopo il successo sudamericano già ampiamente raggiunto. Quando canta all’Ariston infatti ha già in bacheca un Grammy Award per il duetto Me Gustas Tal Como Eres (I Like You Just The Way You Are) con Sheena Easton. In quei mesi si scatena una fanatica isteria attorno alla figura di questo ragazzino, gli hotel sono assediati dalle fans e il pezzo vola altissimo. Un fuoco che si spegnerà presto, probabilmente a causa della notevole quantità di miti che gli anni ’80 offriranno al pubblico, forse per questo Luis Miguel, oltre 100 milioni di dischi venduti nella sua storia, una stella sulla Walk of Fame di Hollywood, tanto da fargli guadagnare il titolo di Frank Sinatra latino, da quel 1985 in Italia non metterà mai più piede. Ma fu lui a dar voce ad uno dei brani più iconici del tempo, una sorta di inno di quegli arrampicatori sociali cosiddetti yuppies, un manifesto di quell’ottimismo di plastica che condizionerà la cultura di un’intera generazione.