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Netanyahu apre all’accordo su Gaza: «Bene il piano Usa». Il gelo di Hamas: «Nessun progresso, presto nuovi attentati kamikaze»

19 Agosto 2024 - 17:44 Simone Disegni
Il segretario di Stato Usa Antony Blinken per la nona volta nella regione prova a spingere l'intesa. Il pressing dei mediatori sul “corridoio Filadelfia"

Il giorno giusto per trovare un’intesa sul cessate il fuoco a Gaza pare non arrivare mai. Scemata l’attesa spasmodica per la firma di un possibile accordo a Ferragosto a Doha, il sentiero della trattativa resta strettissimo, sospeso tra le pressioni internazionali – degli Usa in primis -, le narrative contrapposte e le cronache di guerra sul terreno. A provare a dare lo sprint ai negoziati, ancora una volta, è Antony Blinken. Il segretario di Stato Usa si trova oggi in Israele per la nona volta dall’inizio della grande crisi col massacro del 7 ottobre 2023. I colloqui ripresi la scorsa settimana in Qatar e che proseguono in questi giorni a distanza «potrebbero essere l’ultima possibilità per riportare a casa gli ostaggi, per ottenere un cessate il fuoco e per mettere tutti sulla strada migliore per una pace e una sicurezza durature», ha alzato la posta Blinken prima di chiudersi negli incontri col presidente israeliano Isaac Herzog prima e col premier Benjamin Netanyahu poi. Non fate deragliare gli sforzi negoziali, l’appello espresso nei confronti tanto di Israele quanto di Hamas. Dopo tre ore di colloqui, Netanyahu ha diramato una nota in cui ha definito «positivo» l’incontro con l’inviato della Casa Bianca e assicurato il suo sostegno al piano di tregua in discussione. «Il primo ministro ha ribadito l’impegno di Israele nei confronti dell’attuale proposta americana sul rilascio dei nostri ostaggi, che tiene conto delle esigenze di sicurezza di Israele, su cui insiste fortemente», si legge nel breve comunicato pubblicato anche su X.

Il gelo di Hamas e la minaccia di nuovi kamikaze

Ma per un Netanyahu aperturista, almeno a parole, pare esserci una Hamas quanto mai diffidente. «Non c’è alcun progresso nei colloqui per il cessate il fuoco», aveva fatto sapere gelido stamattina il portavoce dell’ufficio politico di Hamas Moussa Abu Marzouk, secondo cui «la nuova proposta è considerata una concessione rispetto a quella americana del 2 luglio, che Hamas aveva accettato dopo le garanzie da parte dei mediatori e degli Stati Uniti». Nelle stesse ore, d’altra parte, Hamas rivendicava il fallito attentato compiuto ieri sera a Tel Aviv, quando un uomo si è fatto esplodere in una strada della zona est della metropoli israeliana: solo per un errore il suo zaino carico di un ordigno artigianale non ha fatto altre vittime al di fuori dell’attentatore stesso, che sarebbe un 50enne di Nablus, in Cisgiordania. Di più, sostenendo di aver operato in congiunzione con la Jihad islamica Hamas ha anche promesso altri (e magari di maggior successo) attentati kamikaze in risposta agli attacchi di Israele a Gaza, rievocando la scia di sangue lasciata per tutti gli anni 2000 con la Seconda Intifada.

I nodi del dopoguerra

Al di là dei proclami incrociati, comunque, secondo rapporti informati citati dai media israeliani uno dei nodi del contendere su cui si concentrano in queste ore le trattative – mediate da Egitto e Qatar – riguarderebbe il destino del cosiddetto “corridoio Filadelfia”, la breve ma strategica lingua di terra che separa la Striscia di Gaza dall’Egitto. I negoziatori starebbero concentrandosi su questo, premendo su Israele perché acconsenta al ritiro quanto meno graduale delle sue forze dalla zona di confine meridionale. Secondo la tv israeliana Kan, Netanyahu avrebbe nelle ultime ore aperto a un graduale ritiro del contingente. Hamas, d’altra parte, vorrebbe tutto e subito, ossia l’immediato ritiro dell’Idf dal corridoio. Nei prossimi giorni dovrebbe tenersi un nuovo round di negoziati al Cairo. A Gaza intanto, secondo il bollettino giornaliero diffuso dal ministero della Salute gestito da Hamas, che non distingue tra civili e terroristi, si calcola siano 40.139 le persone sono state uccise nel territorio palestinese dall’inizio della guerra, di cui 40 solo nelle ultime 24 ore. 92.743 le persone che si stima siano rimaste ferite nello stesso periodo.

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