I grazie di Concita De Gregorio uscita dall’ospedale: «Un confine tra prima e ora». E la riflessione sulla sanità pubblica: «È possibile»

La giornalista ha lasciato il centro di cure di Barcellona. Il racconto delle giornate tra pianoforte e biblioteca con gli altri ricoverati

Un fiume di ringraziamenti accompagna le foto condivise su Instagram dalla giornalista Concita De Gregorio. «Devo un grazie monumentale a tutti voi per le parole, i gesti, le lettere, i doni di questi giorni che – con chiarezza, per me – segnano un confine fra il tempo di prima e quello di ora. Non ho potuto rispondere a ciascuno come avrei voluto. Lo faccio qui con un racconto che comincia dalla fine. 20 agosto», scrive. La giornalista ha passato il suo terzo Ferragosto consecutivo ricoverata in ospedale, dopo aver scoperto nel 2022 un tumore maligno. De Gregorio è uscita oggi, martedì 20 agosto, dal nosocomio pubblico Sant Pau di Barcellona.


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I ricordi di infanzia

Qui nel capoluogo catalano la giornalista c’è finita per caso ma non ha potuto non notare la coincidenza: «La gioia di tornare nel luogo preferito della mia città d’infanzia (é qui che mi trovavo quando c’è stato urgente bisogno di cure, non ho scelto, é stata un’emergenza)». La madre della giornalista è infatti catalana e i luoghi in cui è stata, nonostante tutto, la riportano indietro di anni: «Un piccolo premio all’uscita, le scarpe rosse dei miei ricordi (da bambini c’era sempre un premio dopo una fatica. Per esempio una gomma pane, un temperamatite con la pancia, un churro)». L’uscita da un ospedale dovrebbe far tirare un sospiro di sollievo, ma per De Gregorio invece ci sono stati «un nodo alla gola e la nostalgia di una perdita. “Nessuno piange uscendo da Urgencias, caso mai entrando”, ha riso @ro_lazz_ , (romagnolo, di Faenza) uno degli specialisti che insieme a @stephchavm (peruviana, di Lima) ringrazio, loro due per tutti, in quello strepitoso pronto soccorso prodigio di precisione, accudimento, pulizia, gentilezza».

I compagni di ricovero

I ringraziamenti si spostano poi ai compagni del ricovero: «In foto, col suo consenso, Angelina, la mia vicina di stanza in reparto e ‘torre di controllo’ di là dalla tenda. Quante carote cotte abbiamo mangiato, ‘forse c’è una piantagione nei sotterranei’ – rideva. Dalle infermiere ho imparato che a ‘mi fa male’, ‘sono sfinita’ si risponde ‘lo so, ti capisco’. ‘Te entiendo’. Non serve molto altro». E poi De Gregorio riflette, una speranza per la sanità pubblica esiste, lei l’ha provata sulla sua pelle: «Ci sono, in ospedale, un pianoforte che chiunque suona dalle otto alle otto, una biblioteca e una sala comune a ogni piano. Nessun limite di orario alle visite. Laura, Giorgina, María del Mar, le ausiliarie e le infermiere che tornando in reparto dal riposo mi hanno detto: ieri a casa pensavo a come stai, come state tutti. É la verità. Dunque é possibile, é un sistema e un vanto – la sanità pubblica. Mille pensieri a chi resta. A chi c’è sempre quando serve, altrimenti cosa siamo al mondo a fare. Grazie a tutti voi uno per uno».

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