Giuni Russo, il ricordo della compagna Maria Antonietta Sisini: «Il colpo di fulmine mentre cantava Aretha Franklin»
La cantante Giuni Russo, nome d’arte di Giuseppa Romeo, è morta vent’anni fa a 51 anni. Oggi la sua collaboratrice e compagna di vita Maria Antonietta Sisini la ricorda in un’intervista al Corriere della Sera. «Ogni tanto apro un cassetto dentro il quale c’è un cellulare. Quasi sempre spento. A volte lo abbandono sopra un libro, su un tavolino. Quando esco lo lascio a casa. In generale non lo uso», dice. Che racconta il suo colpo di fulmine: «Nel 1968 suonavo la domenica pomeriggio al dancing Diomede. Ed è lì che ho incontrato Giuni Russo. Lei era venuta con amici a ballare. Aveva già una certa notorietà (Castrocaro, Sanremo). A un certo punto chiesero a Giuni di cantare. Lei salì sul palco, le passai la chitarra e intonò “Chain of fools” di Aretha Franklin».
Amore e lavoro
Sisini non risponde alla domanda se l’unione con Russo fosse di amore e lavoro: «Il lavoro ci appassionava. E mi fermo qui». Lei la ricorda come «professionista. Ma libera. Molto attenta anche ai particolari ma soprattutto — l’ho capito col senno del poi — era libera. Nell’ambiente dicevano che lei aveva un caratteraccio, che non era obbediente, che non faceva quello che le veniva indicato da produttori o discografici. Lei voleva fare quello che si era prefissata fin da bambina, aveva un suo piano ed è riuscita a fare quello che lei amava. Era stanca della infinita gavetta, dei tanti pellegrinaggi che terminavano con un nulla di fatto».
E parla del loro rapporto con Battiato: «Cominciammo a collaborare. Noi non avevamo rapporti con nessuna casa discografica. Giuni ed io eravamo incapaci di creare testi, solo musica. Così dalla nostra collaborazione nacque l’album Energie nel 1981. Battiato iniziò a girare le case discografiche raccogliendo dei no. Poi finalmente arrivò il contratto con la Cgd».
La religione
A Sanremo 2003, dove Giuni Russo partecipò da malata, ci fu un incontro decisivo con Caterina Caselli: «Disse: “Ti chiedo perdono di non averti mai capito”. Una specie di confessione che le fa onore. Tutte e tre eravamo in lacrime». Poi spiega il rapporto con la fede: «Le nostre famiglie erano molto religiose. Cristiane praticanti, poi crescendo anch’io ho perso parte dell’innocenza. Giuni non si accontentava dei testi qualsiasi. Andavamo in monastero a fare gli esercizi spirituali. Lì fu folgorata da un libro su Santa Teresa d’Avila. Lei si innamorò di questa donna e diventò una vera passione». Infine, la sua eredità spirituale: «Mamma mia. Non so rispondere. Ho tutto nel mio cuore. Mi emoziono. Una eredità immane vivere per 36 anni con Giuni. Il 14 settembre a Roma alla Nuvola di Fuksas ci sarà un tributo a 20 anni dalla sua prematura scomparsa».