Gaza, i funzionari si arrabbiano con Netanyahu: «Così fa saltare i negoziati». Tutti i nodi e gli ostacoli alla tregua tra Israele e Hamas

A riportare le voci di chi segue i negoziati è l’emittente Kan. Il premier israeliano raffredda gli entusiasmi di Blinken, oggi in Egitto: «Non sono sicuro ci sarà un accordo». E Hamas teme la trappola

Alcuni funzionari attivi nei colloqui tra Israele e Hamas hanno accusato il primo ministro Benjamin Netanyahu di star intenzionalmente sabotando i negoziati con la dichiarazione ai familiari dei rapiti secondo cui «Israele non abbandonerà i corridoi Filadelfia e Netzarim in nessuna circostanza». A riportare le voci è l’emittente pubblica israeliana Kan. «La dichiarazione è intesa a far saltare i negoziati», ha dichiarato la fonte. «Il primo ministro sa che stiamo lavorando a soluzioni per Filadelfia e Netzarim prima del summit. Sa che ci sono progressi, e poi rilascia dichiarazioni che sono l’opposto di quello che ha concordato con i mediatori», ha aggiunto la fonte. In serata circa 40 razzi e droni sono stati lanciati dal Libano verso la regione dell’Alta Galilea, nel nord di Israele, diversi velivoli senza pilota sono penetrati sulle alture del Golan, come riferisce l’Idf. Hezbollah ha lanciato cento tra razzi e droni, secondo l’esercito, alcuni sono stati intercettati, mentre altri sono caduti in zone aperte.


A che punto siamo

Resta appeso a un filo lo spiraglio di un accordo per il cessate il fuoco a Gaza tra Israele e Hamas. A gettare nuove ombre sulla possibilità di raggiungere un’intesa è stato oggi lo stesso premier israeliano: «Non ci ritireremo dall’asse di Filadelfia in nessun caso, ho informato Blinken che continueremo fino alla distruzione di Hamas», ha detto all’indomani del faccia a faccia a Tel Aviv col segretario di Stato Usa. Il futuro del corridoio che segna il confine tra la Striscia di Gaza e l’Egitto è come ormai noto uno dei nodi del contendere più delicati della trattativa. Ma a confermare la posizione di fermezza di Bibi, come è chiamato in patria, ci sono delle dichiarazioni raccolte da due associazioni di familiari di ostaggi e soldati morti che oggi hanno incontrato il premier: «Non sono sicuro che ci sarà un accordo, ma se ci sarà, proteggerà gli interessi che ripeto più e più volte, sono la preservazione delle risorse strategiche di Israele», avrebbe detto loro Netanyahu.


Bibi tra pressioni interne e esterne

A riferire il no di Netanyahu al compromesso sulla tregua è la testata Ynet. Il premier avrebbe incontrato in giornata i familiari dei 109 ostaggi e avrebbe comunicato loro l’intransigenza del governo israeliano sul corridoio di Filadelfia. La striscia di terra è considerata infatti una postazione strategica per evitare eventuali flussi illegali di armi in entrata a Gaza. Il primo ministro israeliano avrebbe inoltre aggiunto che se l’accordo dovesse alla fine arrivare, i combattimenti continueranno fino «all’eliminazione di Hamas, anche mentre vengono negoziati i passi successivi».

La diffidenza di Hamas

Riprova dello stallo è quanto ha riferito una fonte anonima di Hamas al media qatarino al Araby al Jadeed. Secondo quanto riportato, la milizia palestinese avrebbe rifiutato l’ultima proposta ponte perché «Netanyahu ha aggiunto nuovi elementi», ritenuti inaccettabili da Hamas. A non convincere le milizie palestinesi sarebbe la possibilità, riservata a Israele nell’accordo, di deportare all’estero un gran numero di detenuti e di decidere in modo arbitrario il numero e l’identità di coloro da liberare in cambio degli ostaggi israeliani. Hamas è inoltre critica sugli spiragli lasciati alla perquisizione degli sfollati di Gaza che tornano alle loro case nel nord della Striscia. La fonte rivela inoltre che la milizia palestinese avrebbe dimostrato «flessibilità» nel ritirare la sua richiesta di un abbandono completo del territorio da parte dell’Idf nella prima fase del cessate il fuoco.

Il recupero dei corpi degli ostaggi

I corpi senza vita di sei ostaggi israeliani sono stati recuperati nella notte dall’esercito israeliano nella zona di Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza. Secondo funzionari della Difesa, citati da Haaretz, alcuni degli ostaggi sarebbero stati uccisi nel tunnel dove sono stati trovati i loro corpi e i rapitori potrebbero essere fuggiti in seguito agli attacchi israeliani. «Nella notte le nostre forze hanno recuperato i corpi di sei dei nostri ostaggi che erano prigionieri dell’organizzazione terroristica assassina di Hamas: Avraham Munder, Alex Dancyg, Chaim Peri, Yagev Buchshtav, Yoram Metzger e Nadav Popplewell. I nostri cuori sono addolorati per questa terribile perdita. Mia moglie Sarah ed io porgiamo le nostre più sentite condoglianze alle care famiglie», ha dichiarato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. «Vorrei ringraziare i coraggiosi combattenti e comandanti dell’Idf e dello Shin Bet per il loro eroismo e la loro azione determinata – ha aggiunto -. Lo Stato di Israele continuerà a fare ogni sforzo per riavere tutti i nostri ostaggi, quelli vivi e quelli deceduti».

I raid israeliani a Gaza

Non si fermano nel frattempo i raid israeliani a Gaza. L’agenzia di difesa civile della Striscia gestita da Hamas e citata da Wafa ha annunciato che 9 persone «sono morte nell’attacco dell’esercito d’Israele contro una scuola che ospitava sfollati». L’Aeronautica militare israeliana ha confermato l’attacco, sostenendo però che era diretto a colpire «terroristi che operavano all’interno di un centro di comando e controllo di Hamas» nascosto all’interno del complesso scolastico “Mustafa Khaft”. Lo rende noto l’Idf su Telegram. «I terroristi di Hamas – si legge nel comunicato – hanno utilizzato il centro di comando e controllo per pianificare ed eseguire attacchi contro le truppe dell’Idf e lo Stato di Israele». 

Il fronte diplomatico

Sul fronte diplomatico continuano intanto le trattative per arrivare a un cessate il fuoco a Gaza. Il Segretario di Stato americano Antony Blinken è arrivato in Egitto all’indomani dell’incontro a Tel Aviv con Netanyahu che gli avrebbe «confermato che Israele accetterà il piano di compromesso» presentato la settimana scorsa da Washington, ha detto il segretario di Stato Usa. Ora la palla sarebbe dunque tutta nel campo di Hamas. La quale, teme il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, non pare proprio sul punto di accettare. Il movimento islamista palestinese «si sta ritirando da un accordo con Israele per un cessate il fuoco nella guerra a Gaza. È ancora in gioco, ma non si può prevedere», ha detto Biden mentre si preparava a lasciare Chicago dopo il suo discorso di questa notte alla Convention nazionale democratica. «Israele dice di poter trovare una soluzione, Hamas si sta tirando indietro», ha sintetizzato. Nella giornata di oggi, martedì 20 agosto, Blinken incontrerà il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi e il proprio omologo del Cairo, il ministro degli Affari esteri Badr Abdelatty, per arrivare a un compromesso. 

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