Sharon Verzeni, la lite su Scientology e la domanda: «Perché quella notte è uscita da sola?»

I costi dei corsi della confessione religiosa. I nuovi interrogatori. L’ipotesi del balordo. E l’analisi della criminologa Bruzzone

Nell’omicidio di Sharon Verzeni in via Castagnate a Terno d’Isola i punti oscuri sono ancora molti. Tra questi c’è anche l’avvicinamento di lei a Scientology. Perché i costi di qualche migliaio di euro per pagare i corsi erano oggetto di discussioni e forse di attrito. Mentre ieri la sorella Melody ha di nuovo scagionato il fidanzato Sergio Ruocco: «No, non può essere stato lui. Non potrebbe mai aver fatto una cosa del genere». Lui è pronto a essere ascoltato di nuovo dagli investigatori. Perché chi indaga vuole «certezza assoluta» sul suo alibi. Intanto la criminologa Roberta Bruzzone punta il dito sulla domanda a cui è più difficile rispondere: «Perché quella notte è uscita da sola?»


Scientology e Sharon Verzeni

A parlare del rapporto della 33enne con Scientology è oggi Repubblica. Lei si è avvicinata alla confessione religiosa tramite i proprietari del bar in cui lavorava, che ne fanno parte. Ma, come da tradizione, i responsabili usano la massima discrezione sulla questione. «Se volete informazioni dovete scrivere a questa mail», rispondono sull’uscio i responsabili della sede di Gorle, dirottando ogni domanda verso i referenti di Milano. I corsi costavano qualche migliaio di euro. E si ipotizza che ci fosse disaccordo tra i familiari sulla spesa. Ma non si sa se questo c’entri con l’accoltellamento. Anche perché non risulta che la famiglia avesse particolari difficoltà economiche. C’è poi l’ipotesi di un killer professionista: ma chi sceglierebbe di colpire in una strada del centro? Si pensa quindi anche a un balordo assoldato. Tutte ipotesi in attesa di conferme


La criminologa

Intanto la criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone dice che la chiave è tutta nella notte tra il 29 e il 30 luglio. «Sharon non usciva tutte le sere, non era un suo schema comportamentale. Perché la sera in cui poi è stata ammazzata si è chiusa la porta di casa alle spalle? E perché non ha avvisato il compagno? Lui avrebbe potuto svegliarsi, non trovarla e preoccuparsi. Forse non voleva fargli sapere che andava via? E perché?», dice in un’intervista a Libero Bruzzone. Secondo lei «la dinamica del delitto indica chiaramente che Sharon ha avuto un’interazione prolungata con il suo carnefice prima di essere uccisa».

La lite

Secondo la criminologa «potrebbe esserci stata una discussione, Sharon ha continuato per la sua strada. L’interlocutore non ha preso bene l’esito della lite, l’ha lasciata andare e poi l’ha accoltellata alle spalle». L’interazione, per Bruzzone, è provata dal fatto che «la ragazza ha percorso 630 metri in circa cinquanta minuti. Una distanza che una persona abituata a camminare avrebbe coperto in cinque o sei minuti. Che cosa ha fatto il resto del tempo?». E gli investigatori forse hanno già un’ipotesi valida: «Le telecamere hanno ripreso diverse persone lungo la strada. Non bisogna cercare lontano e che molte risposte si troveranno nel cellulare di Sharon». Perché «non sarebbe la prima né l’ultima “brava ragazza” ad avere dei segreti».

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