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«Mi hanno chiamata stron** e put****. Mi dimetto per tutte le dottoresse in prima linea come me»

20 Agosto 2024 - 21:51 Redazione
Il racconto di una guardia medica a Maruggio, nel tarantino, dopo l'aggressione di una coppia di genitori davanti al loro bambino

«Mi hanno chiamata stron** e put****. Mi dimetto per tutte le donne dottoresse in prima linea come me». Sonia, 32 anni, decide di raccontare a Repubblica Bari la sua storia. Lei, dottoressa specializzanda originaria di Manduria, impiegata per l’estate nel servizio di guardia medica a Maruggio, in provincia di Taranto, ha deciso di dire basta al camice dopo un episodio violento subito sul posto di lavoro. Tra il 17 e il 18 agosto ha ricevuto un bambino accompagnato dai genitori, ma la coppia, originaria della provincia di Taranto, la ha aggredita, con strattoni e minacce di morte. «Ho ricevuto una coppia che ha accompagnato il figlio di 8 anni. Sostenevano che avesse un corpo estraneo in un occhio e ho fatto presente che per questo serviva uno specialista che in quel momento non c’era»,, spiega al quotidiano. Davanti alle insistenze della coppia la giovane ha deciso di controllare comunque il bambino. Ma non ha visto nessun corpo estraneo nell’occhio. A quel punto la situazione è degenerata. «Hanno iniziato a inveire contro di me – racconta – dandomi dell’incompetente e dicendomi che non era possibile che loro avessero visto il corpo estraneo e io no. Ho rimesso i guanti per ricontrollare ma il padre mi ha spinto via le mani, mi ha iniziato a dire ‘guarda, guarda’, aprendo l’occhio del bambino, che intanto piangeva».

«Mi ha detto “ringrazia che sei donna altrimenti ti avrei già massacrata di botte”»

«La madre mi si è scagliata contro – aggiunge – mi ha detto che ‘mi avrebbe fatto una faccia tanta’ e ha continuato a inveire arrivandomi a due centimetri dal naso». E il padre ha iniziato a strattonarla: «Mi ha detto ‘ringrazia che sei una donna altrimenti ti avrei già massacrata di botte’, ‘se ti vedo ti uccido’, mi ha chiamata ‘put…’ e ‘str…’». «Mi è venuto un attacco di panico e mi sono chiusa a chiave nella stanza mentre il personale del 118 che aveva sentito le urla tentava di contenerli. Dopo una decina di minuti sono arrivati i carabinieri, ma loro si erano già allontanati», ha raccontato la dottoressa. La coppia si era già presentata prima al pronto soccorso di Manduria e anche lì aveva ricevuto lo stesso giudizio dei medici. Nello stesso ospedale: «Mi hanno riscontrato un trauma distrattivo alla spalla destra e uno stato d’ansia reattiva allo spavento con una prognosi di cinque giorni. Anche ora sono molto frastornata. Ho picchi ipertensivi, mal di testa continui e uno stato di stress post traumatico». E infine: «Mi dimetto a nome di tutte le donne. Di tutte le donne medico che lavorano alle tre di notte e non hanno la possibilità di avere il compagno vicino. Lo faccio per loro, per tutte noi. Dobbiamo essere tutelate, almeno avere una guardia giurata accanto. Il nostro è un mestiere nobile, a disposizione degli altri. Ma non possiamo rischiare in questo modo».

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