Egitto, l’italiano Giacomo Passeri condannato a 25 anni per traffico di stupefacenti. La Farnesina segue il caso

A nulla sono valsi gli appelli della famiglia: «Siamo ancora sotto choc, lanciamo un appello allo Stato», ha detto il fratello del giovane

Il 31enne Giacomo Passeri, originario di Pescara e residente a Londra, è stato arrestato un anno fa al Cairo e condannato in primo grado a 25 anni per «traffico internazionale di droga» da un tribunale egiziano. A fare luce sulla vicenda è la Farnesina, che sta seguendo il caso con «la massima attenzione». «Lo scorso 19 agosto ha avuto luogo al Cairo l’udienza di primo grado sul caso Passeri, cui il capo della Cancelleria Consolare dell’Ambasciata d’Italia, accompagnato da un interprete, ha assistito in qualità di osservatore. Lo stesso giorno, l’avvocato ha informato la Sede che il signor Passeri è stato condannato a 25 anni di detenzione». Il legale del giovane «ha comunque già informato l’Ambasciata – continua la nota – dell’intenzione di presentare ricorso».


L’accusa

Le autorità egiziane accusano il 31enne, da oltre 12 mesi rinchiuso nel “Correctional and rehabilitation center” di Badr, di averlo trovato in possesso «di un importante quantitativo di stupefacenti tra cui anche numerosi ovuli, da lui ingeriti, contenenti anch’essi stupefacenti». E, per tale motivo, lo hanno condannato per traffico internazionale di droga. Nel frattempo, l’ambasciata, in stretto coordinamento con la Farnesina, sta continuando a seguire la vicenda attraverso costanti contatti con l’avvocato di Passeri e «ha richiesto alle competenti autorità egiziane di autorizzare una visita consolare in carcere con la massima urgenza, per prestare ogni necessaria assistenza», conclude il comunicato.


«Siamo ancora sotto choc»

I famigliari del ragazzo hanno fatto sapere di essere «ancora sotto choc», ha affermato il fratello del giovane pescarese. La famiglia aveva lanciato l’allarme sulle condizioni del ragazzo, il quale aveva anche iniziato uno sciopero della fame per protestare sul trattamento ricevuto e per l’allungamento dei tempi processuali. «Mio fratelloha aggiunto – è rinchiuso in una cella con altri 14 detenuti, ci sono mosche e cattivo odore. Fisicamente sta bene, ma è provato dal punto di vista psicologico. Faremo sicuramente ricorso, intanto lanciamo un appello allo Stato»: era la denuncia.

Le reazioni della politica

Sulla vicenda il deputato di Avs Marco Grimaldi e del segretario regionale Sinistra Italiana Abruzzo Daniele Licheri hanno chiesto l’immediato intervento del governo italiano. Per loro si è in presenza di «una vicenda dai diritti umani negati. Abbiamo visto la vicenda Regeni, la vicenda Zaki, non ci fidavamo di chi diceva che in Egitto andava tutto bene. È stato detenuto senza traduttori, sottoposto a un interrogatorio senza avvocati. Non c’è bisogno di sapere di che cosa Luigi Giacomo Passeri sia stato accusato». Stessa linea anche quella del senatore di Italia Viva Ivan Scalfarotto, che ha chiesto alla Farnesina di convocare l’ambasciatore. «L’ergastolo per la detenzione di una piccola quantità di marijuana è una pena che evidentemente non ha senso: la condanna insensata pronunciata al Cairo nei confronti del nostro connazionale Giacomo Passeri riapre antiche ferite nel rapporto tra il nostro Paese e l’Egitto. Il ministro Tajani prenda immediatamente contatto con il suo omologo egiziano, anche eventualmente convocando l’ambasciatore dell’Egitto alla Farnesina, per far sentire la protesta più vibrante per una decisione che non presenta alcuna ragionevolezza o proporzionalità», ha detto in una nota il senatore, responsabile Esteri di Italia Viva. «Le condizioni di detenzione di Passeri, recluso in una struttura dalle pessime condizioni igieniche con condannati per reati gravissimi, già suscitavano grave preoccupazione. Questa condanna, che prevede tra l’altro che almeno 25 anni siano scontati in Egitto, rappresenta un vero e proprio schiaffo nei confronti del nostro Paese», conclude Scalfarotto.

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