Caso Giacomo Passeri, Tajani: «40 ovuli di cocaina non sono per uso personale, ma la pena non sia l’offesa della dignità»

Il ministro degli Esteri al Metting di Rimini parla dell’italiano condannato in Egitto a 25 anni per traffico di droga: «Non abbandoniamo nessuno»

È esplicito il ministro degli Esteri Antonio Tajani: «Noi continueremo a seguire tutto ciò che accade, ma il traffico di droga c’era». Dal Meeting di Rimini organizzato da Comunione e Liberazione, il leader di Forza Italia parla in un punto stampa della vicenda dell’italiano Luigi Giacomo Passeri. Il 31enne è stato condannato in primo grado a 25 anni per traffico internazionale di droga. Nel suo corpo le autorità egiziane avrebbero trovato decine di ovuli contenenti stupefacenti, la prova di una sua collaborazione nel commercio internazionale di sostanze. Anche se duro nel suo commento alla vicenda, Tajani chiarisce: «Certamente non abbandoniamo nessun italiano colpevole o innocente col processo in corso. Li seguiamo tutti con la massima attenzione».


«È stato trovato con dosi di droga importanti»

Il pizzaiolo, originario di Pescara ma residente a Londra, era andato al Cairo per un periodo di vacanza nell’agosto 2023. Qui era stato fermato e accusato di traffico internazionale di droga. All’interno del corpo di Passeri sarebbero stati trovati 40 ovuli contenenti cocaina: «Passeri è stato trovato con dosi di droga importanti. Lì la prova del reato è che gli hanno trovato addosso credo 40 ovuli di cocaina. 40 ovuli di cocaina non sono per uso personale», afferma Tajani. Che continua: «Se lo fai per uso personale, non li inghiotti. Quindi stava facendo traffico di droga. Adesso noi vigileremo affinché ci siano tutti i diritti rispettati e poi vedremo come sarà il processo di appello». Tuttavia, nella sua dichiarazione a favore di giornalisti e telecamere, il ministro degli Esteri riconosce: «È ovvio che la condanna sia stata pesante».


«Pena è privazione della libertà, non mortificazione del detenuto»

Il ministro non ha di certo rivolto parole dolci al connazionale imprigionato in un Paese straniero, ma ha puntato i piedi sulle notizie di presunti pestaggi subiti da Passeri e comunicati per lettera al fratello: «Noi vogliamo che la pena sia la privazione della libertà, non la mortificazione e l’offesa alla dignità del detenuto, proprio perché abbiamo rispetto della persona. In Italia, in Egitto, nel resto del Mondo la pena è privazione della libertà. Le pene corporali non sono ammissibili, quindi vi dirigeremo affinché il trattamento del detenuto sia un trattamento confacente al rispetto dei diritti umani».

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