Gaza, segni di proiettili sui corpi dei 6 ostaggi recuperati. Sinwar tentato dal sì alla tregua: «Sta finendo le scorte nel tunnel»

L’ipotesi che i sei sequestrati siano stati uccisi da Hamas. E il capo militare riflette sullo sblocco dell’intesa

Sono stati trovati alcuni proiettili nei corpi senza vita dei sei ostaggi israeliani recuperati nei giorni scorsi nella Striscia di Gaza. Lo ha fatto sapere l’Idf. I media israeliani sottolineano come questa circostanza induce a pensare che i sei siano stati assassinati dai miliziani di Hamas durante la prigionia. L’Idf ha aggiunto che accanto agli ostaggi sono stati trovati altro quattro corpi, probabilmente esponenti di Hamas, senza segni di spari. I risultati delle indagini sono ancora preliminari, il che significa che è ancora presto per determinare le circostanze esatte che hanno portato alla morte degli ostaggi. «La presenza di proiettili nel corpo è un’ulteriore prova della crudeltà dei terroristi che hanno tenuto in ostaggio 109 persone per 321 giorni», ha commentato l’Hostages and Missing Families Forum. «Il recupero di questi sei corpi – hanno aggiunto i parenti delle vittime – non è una vittoria, ma la cruda immagine del completo fallimento della leadership del Paese, poiché sei ostaggi che avrebbero dovuto tornare vivi sono tornati nelle bare».


Fronte di guerra

Nel frattempo, proseguono le operazioni militari dell’Idf nell’enclave palestinese. Secondo i funzionari della Striscia, negli attacchi israeliani di oggi, giovedì 22 agosto, sono rimaste uccise almeno 22 persone. Di queste, 11 sono stati uccisi durante un attacco nella città di Beit Lahiya, nel nord della Striscia. Nelle ultime ore, i carri armati israeliani si stanno spingendo sempre più in profondità, con l’Idf che ha affermato di aver smantellato decine di strutture militari a Deir Al-Balah e a Khan Younis. Durante le operazioni a Rafah, nell’estremo Sud di Gaza, i militari israeliani hanno fatto sapere di aver trovato esplosivi, armi, giubbotti antiproiettili e documenti dell’intelligence di Hamas in borse con il simbolo Unrwa, l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi.


Hamas prende tempo

Parallelamente alla guerra sul campo proseguono anche i negoziati diplomatici per arrivare a un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Alcuni funzionari statunitensi hanno confidato al Washington Post che Yahya Sinwar, il leader di Hamas, sarebbe interessato a un accordo per porre fine alla guerra e rilasciare gli ostaggi israeliani ma starebbe temporeggiando, nella speranza che l’Iran o Hezbollah attacchino Israele. L’intelligence di Washington crede che il leader dei miliziani palestinesi sia nascosto sottoterra a Gaza, ma che le sue scorte di munizioni e rifornimento si stiano esaurendo. Secondo gli Usa, Teheran avrebbe deciso di aspettare a reagire all’assassinio del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, a causa soprattutto dell’elevata presenza di truppe statunitensi in Medio Oriente, ma potrebbe incoraggiare Hezbollah a lanciare un assalto contro lo Stato ebraico dal Libano.

La telefonata tra Netanyahu e Biden

Sempre secondo il Washington Post, infine, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si sarebbe detto aperto a compromessi nei negoziati con Hamas nella sua telefonata di ieri sera con il presidente americano Joe Biden. A smentire la ricostruzione del quotidiano statunitense ha presto pensato però una fonte diplomatica anonima dello stesso governo di Tel Aviv, secondo cui Netanyahu «non ha cambiato la sua posizione sulla necessità del controllo e della presenza israeliana nel corridoio di Filadelfia», al confine con l’Egitto.

In copertina: Due bambini passeggiano nel cimitero di Khan Younis, nel Sud della Striscia di Gaza, 21 agosto 2024 (EPA/Haitham Imad)

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